Due documenti recentemente pubblicati da Cerved aiutano a fare chiarezza sullo stato di salute delle imprese italiane e a mettere a fuoco con precisione la posizione delle aziende lombarde all’interno del panorama del credito italiano. 

Credito: lo stato di salute delle imprese lombarde

Dal primo, “Credito e rischio delle imprese – La Lombardia a confronto con Emilia Romagna, Veneto e Piemonte”, realizzato da Cerved in collaborazione con Assolombarda, emergono dati contrastanti sullo stato di salute del sistema del credito lombardo. Da una parte, notizia positiva, il report sottolinea un importante calo delle stock di sofferenze, ma evidenzia al contempo un deciso aumento delle società a rischio default. Elaborando i dati di Banca d’Italia, l’osservatorio sottolinea (ed è il dato principale che emerge dal report) un effetto di polarizzazione: sono state le imprese di una certa dimensione a beneficiare dell’aumento dei crediti concessi alle imprese lombarde, che ammontano in totale a 222 miliardi di euro nel 2017. Non sembra migliorare, invece, il credit crunch per le piccole imprese, che a fine 2017 subisce un’ulteriore contrazione dell’1,7%. Si tratta di una tendenza che, purtroppo, non riguarda solo le piccole medie imprese, ma anche le aziende del settore delle costruzioni, per cui il calo è addirittura del 5%.

Le luci e le ombre del rapporto proseguono se si analizzano le valutazioni del rischio prospettico, effettuate attraverso il Cerved Group Score. Dall’analisi emerge infatti che le imprese lombarde che hanno effettuato un upgrade, migliorando almeno una classe del proprio profilo di rischio, hanno superato quelle che hanno subito un downgrade. Del resto il movimento ha polarizzato il panorama, aumentando la concentrazione delle classi estreme: è aumentato sia il numero delle imprese con profili solidi che la percentuale delle imprese più rischiose, a più alta probabilità di insolvenza.

Rischio di Credito: la polarizzazione della situazione italiana

Questi dati sono, e per certi versi non è una notizia positiva, in linea con l’ultimo report di Up & Down, l’osservatorio di Cerved sull’evoluzione del rischio di credito delle imprese italiane. Anche questo report mostra infatti un effetto di polarizzazione e un aumento della concertazione delle imprese agli estremi: diminuiscono le aziende posizionate nell’area(intermedia) di vulnerabilità, ma aumenta la concentrazione ai poli, con una crescita sia dell’area di rischio (dal 13,8 % al 16,8% sia dell’area di sicurezza (dal 13,5% al 14,5%). 

Anche in questo caso, il dato negativo si concentra soprattutto attorno alle micro-imprese, che non hanno beneficiato degli effetti positivi della riduzione del rischio del sistema finanziario ed hanno, al contrario, visto ridursi il sostegno del credito. 

È dunque tra le piccole e micro-imprese che si concentrano le difficoltà finanziarie ed è più alto il rischio di default. Sebbene lo stato di salute del sistema finanziario italiano sia migliorato e le sofferenze si siano complessivamente ridotte, questo miglioramento ha riguardato soprattutto le aziende più grandi e già più solide.

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Fintech: la grande protagonista

Fintech è il risultato della fusione delle parole Financial Technology e spesso è menzionata come tecnofinanza. Dalla crisi del 2008 la Fintech ha subito una notevole accelerazione ed è oggi un ramo della finanza in sempre più forte espansione, tanto che oggi è una parte fondamentale sia del settore bancario, sia di quello finanziario.

La Fintech afferisce a un’ampia gamma di servizi finanziari, dove i più noti sono:

  • crowdfunding
  • peer-to-peer lending
  • asset management
  • gestione dei pagamenti
  • credit scoring
  • raccolta dati
  • cambi
  • criptovalute

La Fintech è ampiamente utilizzata dalle start up che così puntano a sfidare le aziende tradizionali. Il fenomeno è di tali dimensioni che in Europa la Fintech registra una crescita del 400% annuo. Grazie ad analisi più accurate e innovativi sistemi di accesso al credito la tecnofinanza è una vera e propria rivoluzione sia per le banche, sia per i consumatori che possono avvalersi di maggiore trasparenza e quindi maggiore affidabilità.

Fintech e le banche

La concorrenza col mondo bancario è evidente quando si parla di tempistiche. Le banche sono molto in ritardo sul versante Fintech,  infatti se un istituto bancario richiede almeno due settimane per concedere prestiti alle imprese, una piattaforma online effettua la medesima operazione mediamente in 48 ore.

PIR

Introdotti dalla Legge di bilancio 2017 i PIR (Piani Individuali di Risparmio) sono quei piani che hanno lo scopo di veicolare risorse verso le PMI, sono uno strumento di investimento di medio e lungo periodo pensato per i piccoli investitori quali le smallcap (società quotate con una piccola capitalizzazione) e operano soprattutto nel mercato dell’AIM Italia, ovvero il mercato della Borsa dedicato alle PMI che vogliono investire nella loro crescita. Grazie al nuovo credito d’imposta si prevede un aumento dell’utilizzo dei PIR.

Minibond

Secondo la Borsa Italiana i minibond sono

obbligazioni o titoli di debito a medio-lungo termine emessi da società italiane non quotate, tipicamente PMI, normalmente destinate a piani di sviluppo, a operazioni di investimento straordinarie o di refinancing. Permettono alle società non quotate di aprirsi al mercato dei capitali, riducendo la dipendenza dal credito bancario. Come tutte le obbligazioni hanno un tasso d’interesse riconosciuto sotto forma di cedola periodica, e una data di scadenza.

Il fenomeno dei minibond è in forte espansione e questo strumento, dal 2012, ha permesso di far affluire quasi 3 miliardi di euro nelle casse dell PMI che le hanno utilizzate. Il ricorso sempre maggiore a questo tipo di obbligazioni è motivato soprattutto dal fatto che, nonostante i tassi non siano sempre particolarmente vantaggiosi, sono una valida alternativa a un finanziamento bancario a medio-lungo termine. Inoltre, secondo alcuni esperti, i minibond sono anche un’utile allenamento finanziario per le PMI che di solito non sono molto abituate a lavorare nel settore finanziario.

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Il programma LIFE dell’Unione europea ha pubblicato il bando 2018 per la presentazione di proposte progettuali. Attraverso due sottoprogrammi, Ambiente e Azione per il clima, LIFE finanzia progetti nell’ambito della conservazione della natura, della protezione ambientale e dell’azione per il clima.

Che tipo di azioni sono previste?

Il programma LIFE prevede due tipologie di azione principali, ovvero i progetti tradizionali e i progetti integrati.

I progetti tradizionali possono essere coordinati da qualsiasi soggetto giuridico registrato nell’UE, comprese istituzioni pubbliche, imprese ed organizzazioni non governative. Si rivolgono principalmente alla dimostrazione di buone pratiche, alla conduzione di progetti pilota, alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica o alla diffusione di nuove pratiche ambientali.

I progetti integrati si rivolgono invece all’implementazione su ampia scala (regionale, multi-regionale, nazionale o trans-nazionale) di piani o strategie definite dalla legislazione Ue o in applicazione di altre iniziative decise dall’Ue e dagli stati membri.

Come si fa a presentare proposte progettuali per LIFE 2018?

La procedura di presentazione delle proposte progettuali per il programma LIFE è stata parzialmente semplificata per il bando 2018, con particolare riguardo ai progetti tradizionali su ambiente ed uso efficiente delle risorse, natura e biodiversità. La nuova procedura per questa tipologia di progetti è articolata in due fasi.

Nella prima i proponenti dovranno presentare una nota concettuale che fornisca una breve descrizione dell’idea di progetto entro metà Giugno. La proposta progettuale completa dovrà poi essere presentata in autunno 2018.

La nuova procedura non si applica ai progetti tradizionali del sottoprogramma Azione per il clima e ai progetti integrati per i quali è prevista una procedura ad una sola fase con la presentazione della proposta progettuale completa entro settembre 2018.

Cosa deve contenere la nota concettuale da presentare nella prima fase?

La nota concettuale da presentare nella prima fase deve avere una lunghezza di circa 10 pagine e riguarderà una breve presentazione dei contenuti del proposta progettuale, includendo in particolare:

  • informazioni di base sul beneficiario coordinatore;
  • problema ambientale interessato (per le componenti ambiente e informazione e governance) o descrizione delle specie, degli habitat e della biodiversità oggetto del progetto (per le componenti natura e biodiversità);
  • obiettivi del progetto; partner del progetto (informazioni sul coordinamento e sui beneficiari associati e sui cofinanziatori del progetto);
  • azioni e mezzi;
  • risultati e impatti attesi del progetto;
  • sostenibilità dei risultati;
  • rischi e limiti del progetto;
  • il valore aggiunto del progetto a livello UE (inteso come contributo alle priorità e agli obiettivi del programma LIFE);
  • il carattere pilota o dimostrativo del progetto (e/o le migliori pratiche per il settore “Natura e biodiversità”);
  • un bilancio indicativo per il progetto.

Quali sono le risorse disponibili per LIFE 2018?

Il bando 2018 dispone di un budget totale di 397 milioni di euro, di cui 317 dedicati al sottoprogramma Ambiente e 80 per il sottoprogramma Azione per il Clima.

Per ulteriori informazioni sul programma, sul bando, sui documenti per presentare domanda e sulle deadline per le diverse tipologie di azione, visitare il sito della call.

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Sostenere la partecipazione delle PMI innovative alle fiere internazionali

Sono aperte le candidature per partecipare alle ultime tre fiere internazionali del 2018 attraverso l’Overseas Trade Fairs Programme: China International Industry Fair, Electronica and Productronica e Metalex.

In cosa consiste il programma Overseas Trade Fairs Programme?

Il programma Overseas Trade Fairs Programme fa parte dei servizi di accelerazione del business dello European Innovation Council ed organizza la partecipazione di delegazioni di PMI a rinomate fiere internazionali per sostenere la commercializzazione dei loro prodotti e servizi innovativi.

Il programma ha coinvolto finora 116 PMI che hanno tenuto più di 1500 incontri B2B con controparti selezionate in 9 fiere internazionali in tutto il mondo.

Quali sono stati i risultati raggiunti finora dal programma?

Tra le occasioni più recentemente create attraverso il programma, figura la fiera internazionale FIDAE 2018, che si è svolta dal 3 all’8 aprile a Santiago del Cile. 15 PMI selezionate tra quelle che hanno partecipato allo strumento PMI hanno avuto l’occasione di presentare i loro progetti e 4 sono state selezionati tra le 5 imprese più innovative di FIDAE 2018.

La 20esima edizione di FIDAE ha accolto più di 580 aziende e 120.000 partecipanti provenienti da oltre 46 paesi. Il padiglione dell’Ue, che ha integrato la presenza di 15 Stati membri, ha mostrato come le piccole e medie imprese europee stiano promuovendo l’innovazione nei settori aerospaziale, della difesa e della sicurezza a livello mondiale.

Le 15 PMI innovative europee hanno avuto un’ottima opportunità di incontrare altri attori del settore di riferimento in Europa e in Sudamerica. Durante i 4 giorni della sessione B2B di FIDAE 2018 molti visitatori hanno partecipato ad incontri, lanci di prodotti e dimostrazioni dal vivo, e hanno potuto discutere con le aziende del Padiglione Europeo.

Chi può partecipare?

Da gennaio 2018, le PMI che partecipano a FET-Open e a Fast Track to Innovation (FTI), i due programmi che fanno parte dello European Innovation Council insieme allo strumento per le PMI, possono presentare domanda di partecipazione all’Overseas Trade Fairs Programme, alle stesse condizioni previste per le imprese selezionato nello strumento per le PMI.

Che cosa offre la partecipazione all’Overseas Trade Fairs Programme?

Per le ultime tre fiere del 2018, il programma prevede un padiglione europeo di 100 m² per ospitare l’esposizione di 15 PMI.

Le imprese selezionate avranno quindi accesso ai seguenti vantaggi e servizi:

  • Uno stand gratuito di 5m² nel Padiglione Europeo;
  • Fino a 1.000 euro di rimborso spese per viaggio, alloggio, servizi e altro;
  • Promozione dell’azienda nel mercato di riferimento e nei paesi limitrofi;
  • Almeno 15 incontri con controparti commerciali interessate.

Per ulteriori informazioni è possibile iscriversi al Webinar che si terrà martedì 17 aprile, dalle 10:00 alle 11:30 cliccando qui o consultare il calendario del programma disponibile qui.

Le domande per partecipare alle ultime tre fiere previste dal programma sono accettate fino al 25 maggio.

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Il 21 settembre dello scorso anno il Piano Nazionale Industria 4.0 (ora Impresa 4.0), ha compiuto 1 anno. Con esso sono stati numerosi gli strumenti automatici messi in campo dal Governo per permettere alle aziende di affrontare, pronte, la quarta rivoluzione industriale e favorire i processi di crescita e innovazione volti ad acquisire competitività e attrattività a livello globale.

Come ha ricordato il Ministro Calenda: “Industria 4.0 investe tutti gli aspetti del ciclo di vita delle imprese che vogliono acquisire competitività, offrendo un supporto negli investimenti, nella digitalizzazione dei processi produttivi, nella valorizzazione della produttività dei lavoratori, nella formazione di competenze adeguate e nello sviluppo di nuovi prodotti e processi”.

In questo articolo, primo di una serie di approfondimenti sull’argomento, parleremo delle origini del Piano e di quanto l’Italia stia mettendo in atto, in questi anni, per renderlo pienamente operativo.

L’espressione

L’espressione Industria 4.0 è un calco linguistico dall’inglese Industry 4.0, mutuato a sua volta dal tedesco Industrie 4.0, apparso per la prima volta alla nota fiera sulle tecnologie industriali Hannover Messe e successivamente utilizzato dal governo federale tedesco in varie occasioni per identificare i piani di investimento che miravano ad aggiornare l’industria tedesca.

Quei piani sono stati poi ripresi dai vari governi con nomi più o meno simili (Industrie du future, Smart Industry, Catapult, High Value Manufacturing, Piano Impresa 4.0 ecc), ecco perché la Germania è uno dei paesi all’avanguardia in questo processo di riconversione e aggiornamento che vede coinvolti i grandi gruppi industriali, le università e le start up innovative, tutti sotto la regia del governo federale tedesco.

In quasi tutti i paesi europei si sta assistendo a piani di riconversione e aggiornamento industriali volti a far entrare rapidamente le varie economie nazionali nella quarta rivoluzione industriale. Si tratta di piani avveniristici e molto ambiziosi, da cui dipenderà il futuro economico degli stati che ne beneficeranno.

Secondo uno studio effettuato dalla società di ricerca americana “Markets & Markets”, si stima che il valore complessivo di questa rivoluzione ammonterà a 152,31 miliardi di dollari entro il 2022, con un tasso di crescita annuale del 14,72%. Insomma, si parla di cifre molto importanti.

Piano Nazionale Impresa 4.0

In Italia Industria 4.0 è un modello di produzione e gestione aziendale dove gli elementi caratterizzanti sono connessione tra sistemi fisici e digitali, analisi complesse attraverso big data e adattamenti in tempo reale. Tutto questo è caratterizzato dall’uso di macchinari collegati al web, analisi derivanti dalla rete e la possibilità di gestire con flessibilità e razionalità il ciclo produttivo.

Uno degli obiettivi che il Ministero dello Sviluppo Economico si è posto è quello di mobilitare circa 24 miliardi di euro tra investimenti privati, spesa privata in ricerca e sviluppo e volumi di investimento: tutto entro il 2020.

Per far ciò Impresa 4.0 prevede misure basate su tre linee guida:

operare in una logica di neutralità tecnologica;
intervenire con azioni orizzontali e non verticali o settoriali;
agire su fattori abilitanti.

Articolate nelle seguenti azioni:

Iper e Super Ammortamento;
Nuova Sabatini;
Fondo di garanzia;
Credito d’imposta R&S;
Start up e PMI innovative;
Patent box;
Centri di competenza ad alta specializzazione;
Tecnologie avanzate per l’impresa;
Centri di trasferimento tecnologico;
Formazione, consulenza e servizi.

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Con la legge di bilancio 2018 è prorogato sia il super sia l’iper ammortamento ovvero le misure agevolative che consentono ai titolari di reddito d’impresa con sede fiscale in Italia incluse le stabili organizzazioni di imprese residenti all’estero, indipendentemente dalla forma giuridica, dalla dimensione aziendale e dal settore economico in cui operano e agli esercenti arti e professioni di maggiorare le quote di ammortamento in relazione all’acquisto di beni strumentali nuovi.

Il super ammortamento è stato introdotto nel 2016, mentre l’iper ammortamento nel 2017. Entrambe le misure sono volte a supportare e incentivare le imprese che investono in beni strumentali nuovi, in beni materiali e immateriali (software e sistemi IT) funzionali alla trasformazione tecnologica e digitale dei processi produttivi e puntano a sostenere la trasformazione in chiave 4.0 delle imprese.

L’iper ammortamento prevede la possibilità di supervalutare del 250% gli investimenti in beni materiali nuovi, dispositivi e tecnologie acquistati o in leasing, per contro il super ammortamento dà la possibilità di super valutare del 130% gli investimenti strumentali nuovi acquistati o in leasing e del 140% degli investimenti in beni strumentali immateriali.

Novità 2018

Per quando concerne il super ammortamento la percentuale di maggiorazione del costo di acquisizione non è più del 40%, ma scende al 30%, sono inoltre esclusi dall’agevolazione gli investimenti in veicoli e in altri mezzi di trasporto.

Sono invece più sostanziose le modifiche che la legge di bilancio 2018 ha apportato all’iper ammortamento.

La principale novità è che se nel corso del periodo di fruizione della maggiorazione del costo si verifica il realizzo a titolo oneroso del bene oggetto dell’agevolazione, non viene meno la fruizione delle quote residue del beneficio, così come originariamente determinate, a condizione che, nello stesso periodo d’imposta del realizzo, l’impresa sostituisca il bene originario con un bene materiale strumentale nuovo avente caratteristiche tecnologiche analoghe o superiori a quelle previste dalla legge di bilancio 2017 e che attesti l’effettuazione dell’investimento sostitutivo, le caratteristiche del nuovo bene e il requisito dell’interconnessione attraverso una dichiarazione resa dal legale rappresentante.

Un’altra importante novità è che per le imprese beneficiarie dell’iper ammortamento 2018, le disposizioni in materia di maggiorazione del 40% si applicano anche agli investimenti in beni immateriali strumentali effettuati entro il 31 dicembre 2018 ovvero entro il 31 dicembre 2019, a condizione che, entro la data del 31 dicembre 2018, il relativo ordine risulti accettato dal venditore e sia avvenuto il pagamento di acconti in misura almeno pari al 20% del costo di acquisizione. Sono state inoltre modificate le liste dei beni ammessi, inserendo nuove tipologie di software.

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Con una nuova circolare il Mise introduce modifiche significative alla misura, gestita da Invitalia e rivolta alle startup innovative, finalizzata a promuovere le condizioni per la diffusione di nuova imprenditorialità e sostenere le politiche di trasferimento tecnologico e di valorizzazione economica dei risultati di ricerca pubblica e privata.

Tra le novità:

  • termini procedurali più adeguati per ridurre i tempi d’accesso alle agevolazioni;
  • indicazioni sulle nuove categorie di spesa relative al marketing e al web marketing;
  • modalità per la nuova metodologia di rendicontazione delle spese d’investimento e dei costi di esercizio attraverso fatture non quietanzate;
  • oneri per le imprese beneficiarie relativi agli obblighi previsti dalle disposizioni di cui al Programma operativo nazionale “Imprese e competitività” 2014-2020 FERS.

Chi può farne richiesta?

  • Startup innovative costituite da non più di 60 mesi, che sviluppano prodotti o servizi ad alto contenuto tecnologico, progetti nel campo dell’economia digitale,
    frutto della ricerca pubblica o privata, con valore della produzione fino a 5 milioni di euro.
  • Team di persone fisiche che intendono costituire una startup innovativa in Italia, anche se residenti all’estero o di nazionalità straniera.

Che cosa finanzia?

Finanzia progetti che prevedono programmi di spesa, di importo compreso tra 100 mila e 1,5 milioni di euro, per acquistare beni di investimento e sostenere costi di gestione aziendale.

Quali sono le spese ammissibili?

Le spese di investimento agevolabili, sostenute dopo la presentazione della domanda e comunque entro 24 mesi dalla stipula del contratto di finanziamento, riguardano:

  • impianti, macchinari e attrezzature tecnologici, ovvero tecnico-scientifici, nuovi di fabbrica;
  • componenti hardware e software;
  • brevetti, marchi e licenze;
  • certificazioni, know-how e conoscenze tecniche, anche non brevettate, purché direttamente correlate alle esigenze produttive e gestionali dell’impresa;
  • progettazione, sviluppo, personalizzazione, collaudo di soluzioni architetturali informatiche e di impianti tecnologici produttivi, consulenze specialistiche tecnologiche, nonché relativi interventi correttivi e adeguativi;
  • investimenti in marketing e web marketing.

I costi di gestione agevolabili, sostenuti nei 24 mesi successivi alla data di stipula del contratto di finanziamento, riguardano:

  • interessi sui finanziamenti esterni concessi all’impresa;
  • quote di ammortamento di impianti, macchinari e attrezzature tecnologici, ovvero tecnico-scientifici;
  • canoni di leasing ovvero spese di affitto relativi agli impianti, macchinari e attrezzature;
  • costi salariali relativi al personale dipendente, nonché costi relativi a collaboratori;
  • licenze e diritti relativi all’utilizzo di titoli della proprietà industriale;
  • licenze relative all’utilizzo di software;
  • servizi di incubazione e di accelerazione di impresa.

Qual è l’entità dell’agevolazione?

Ciascuna impresa richiedente, può beneficiare delle seguenti agevolazioni:

Finanziamento agevolato

Finanziamento chirografario a tasso 0 fino al 70% delle spese ammissibili (80% se la startup è costituita da giovani e/o donne
con un esperto in attività di ricerca all’estero) dalla durata massima di 8 anni.

Una quota a fondo perduto per le startup localizzate in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia che restituiscono solo l’80% del mutuo agevolato ricevuto.

Servizi di tutoring

Le startup innovative costituite da non più di 12 mesi usufruiscono di servizi specialistici, che possono includere scambi con le migliori esperienze internazionali, identificati in base alle caratteristiche delle startup.

Come vengono valutate le domande?

Sono valutate secondo l’ordine cronologico di presentazione.

Da quando possono essere presentate?

La misura è aperta.

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L’Unione Europea è sempre più importante e presente nella vita delle imprese italiane non solo con comunicati, sanzioni o direttive, ma anche attraverso famosi e ambiti fondi europei, che danno alle imprese molte e interessanti opportunità, scopriamo di più sulla cosiddetta europrogettazione.

Parlando di europrogettazione, quindi di fondi europei, è essenziale tenere a mente che si dividono in due categorie: fondi diretti e indiretti. Ciascuno dei due tipi dà diritto a differenti vantaggi ed è quindi fondamentale imparare a conoscereli.

Fondi di finanziamento diretti

Iniziamo coi fondi diretti. Sono gestiti dalle Direzioni generali della Commissione Europea o da Agenzie Nazionali e si dividono in due categorie: fondi tematici o comunitari e strumenti per l’assistenza esterna.

Ogni anno la Commissione Europea pubblica sul suo sito e sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea, i bandi di gara sulla base dei quali i candidati devono presentare, entro un termine determinato, una proposta di progetto per spese ancora non sostenute che corrisponda agli obiettivi perseguiti e soddisfi le condizioni richieste dal bando.

Una caratteristica, forse la principale, di questi finanziamenti è la necessaria creazione di una partnership transnazionale tra società o enti di almeno due stati membri dell’UE. Un’altra caratteristica da tenere a mente è che i fondi diretti non finanziano quasi mai la totalità dei costi di progetto, ma coprono una forbice che va dal 50% all’80% della spesa totale, indi per cui le aziende che richiedono l’accesso ai finanziamenti diretti devono avere la capacità economica che permetterà loro di sostenere le spese proposte eccedenti l’ammontare del fondo.

L’erogazione dei fondi avviene in due modi:

1- Sovvenzioni: contributi pensati per specifici progetti legati alle politiche dell’UE;

2- Appalti: conclusi da istituzioni comunitarie per l’acquisto di servizi, beni e opere per le loro attività, per esempio i corsi di formazione.

Fra i tanti programmi comunitari quelli più noti sono: Horizon 2020, Cosme, Life, Creative Europe.

Fondi di finanziamento indiretti

Sono i Fondi SIE, ovvero fondi strutturali e di investimento e benché siano finanziati dalla Commissione Europea sono gestiti dalle autorità nazionali e a seconda del tipo di autorità che li gestisce parleremo di PON (gestione ministeriale) o di POR (gestione regionale).

Questi fondi hanno l’obiettivo di ridurre le disparità economiche, sociali e territoriali fra le regioni europee e sono erogati sotto forma di contributi a fondo perduto (i cosiddetti Voucher), finanziamenti agevolati, strumenti di garanzia del credito, sgravi fiscali, sgravi contributivi e interventi nel capitale di rischio.

I fondi indiretti sono cofinanziati dal Governo italiano, questo cofinanziamento fa sì che le risorse per le imprese, gli aspiranti imprenditori e gli enti, per il settennato 2014-2020, ammontino a circa 132.9 miliardi di euro (come riportato dal portale del Dipartimento delle Politiche di Coesione).

Gli avvisi pubblici sono emanati dalle finanziarie regionali e dagli altri enti eroganti e mirano sia allo sviluppo dell’imprenditorialità, sia allo sviluppo di iniziative esistenti per PMI e start up innovative.

Dal 2017 anche liberi professionisti e titolari di ditte individuali sono stati ammessi a presentare domanda per richiedere queste agevolazioni.

I fondi di finanziamento indiretti sono 5:

1- Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR)

2- Fondo Sociale Europeo (FSE)

3- Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale (FEASR)

4- Fondo Europeo per gli Affari Marittimi e la Pesca (FEAMP)

5- Fondo di Coesione (FC)

Il nostro paese ha accesso ai primi quattro, mentre al Fondo di Coesione hanno accesso esclusivamente i paesi con un reddito nazionale lordo molto basso ovvero Malta, Portogallo, Grecia, le repubbliche baltiche e i paesi dell’Est.

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Dopo aver visto la differenza che corre tra contributi a fondo perduto e finanziamenti, è doveroso affrontare il tema dei contributi in modo più dettagliato poiché le tipologie sono parecchie e le differenze che intercorrono tra l’uno e l’altro tipo modificano radicalmente la tipologia di impresa che ne può far richiesta e l’obiettivo del bando.

Ricordiamo che un contributo a fondo perduto prevede che la somma erogata sia già stata spesa dall’impresa che ne fa richiesta e che tale somma non dovrà essere restituita all’ente erogatore.

5 categorie

Di seguito analizziamo brevemente le 5 categorie di contributo a fondo perduto:

1- contributo in conto capitale

È stato pensato per l’incremento dei mezzi patrimoniali dell’impresa, non è richiesta una garanzia tranne quando è prevista l’erogazione di un anticipo.

2- contributo in conto impianti

Ha come obiettivo la riduzione del costo di acquisto di beni ammortizzabili ed è pensato per incentivare gli investimenti. Sotto forma di quote di ammortamento, concorre alla formazione del reddito di esercizio nella medesima misura del costo del bene ammortizzabile.

3- contributo in conto esercizio

È erogato all’impresa come sostegno ai costi di gestione (personale, pubblicità, utenze, locazioni ecc.), sostenuti all’interno di uno specifico progetto o durante particolari momenti della vita dell’impresa (per esempio la fase di start up). Questa tipologia di contributo è erogata allo scopo di integrare i ricavi dell’azienda o ridurne i costi di esercizio pertanto, dev’essere considerata come ricavi.

4- contributo in conto interessi

Questo tipo di contributo è dato a fronte della stipula di un contratto di finanziamento, di solito a medio-lungo termine, erogato direttamente dall’ente finanziatore e ha lo scopo di ridurre il costo del tasso di interesse applicato al finanziamento stipulato dall’impresa beneficiaria, che sceglie la banca tra quelle convenzionate con l’ente erogatore. Sottolineiamo che questo tipo di contributo può essere richiesto anche per il ripristino della liquidità aziendale.

5- contributo in conto canoni

È pensato per favorire l’abbattimento degli oneri di esercizio e ha le medesime caratteristiche del contributo in conto interessi con la differenza che è erogato a fronte della stipula di un contratto di locazione finanziaria, ovvero di un leasing.

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“De minimis non curat prætor”

Il Regime De Minimis trae il suo nome da questa sentenza latina che significa “Il pretore non si occupa delle cose piccolissime”. De minimis proprio perché parliamo di quegli aiuti di stato considerati di entità minima e che quindi non vanno ad alterare la situazione di un determinato settore.

Si parla effettivamente di cifre molto piccole, che lo stato o un ente statale possono erogare a una singola impresa senza dover attendere il placet della Commissione europea in deroga alle regole sugli aiuti di Stato stabilite dall’UE.

Gli aiuti in regime De Minimis possono essere erogati a qualsiasi tipo di impresa unica, ma in differenti entità a seconda del settore di appartenenza a eccezione dei seguenti:

200.000 euro negli ultimi tre esercizi finanziari per impresa;
100.000 euro nel settore del trasporto di merci su strada per conto terzi, da cui è escluso l’acquisto di veicoli;
30.000 euro nel settore della pesca e dell’acquacoltura;
15.000 euro nel settore agricolo;
500.000 euro per le imprese che forniscono servizi di interesse economico generale “SIEG” – attività soggette ad obblighi specifici di servizio pubblico perché considerate di interesse generale dalla autorità pubbliche.

Come abbiamo appena visto, oltre all’entità dell’aiuto, due sono i concetti fondamentali che entrano in gioco quando parliamo di finanziamenti in regime De Minimis:

1- esercizio finanziario;

2- impresa unica.

Esercizio finanziario

È questo un concetto essenziale per capire se un’impresa può richiedere un’agevolazione in regime De Minimis, fino a poco tempo fa si calcolava il totale degli aiuti ricevuti in De Minimis negli ultimi 36 mesi, ora invece bisogna prendere in considerazione il totale ricevuto negli ultimi tre esercizi finanziari, ovvero l’attuale più i due precedenti.

È quindi indispensabile prestare molta attenzione a questo concetto, poiché nel caso in cui un’agevolazione in De Minimis dovesse eccedere la quota massima prevista per quel triennio non si otterrà l’aiuto nemmeno per la porzione ancora a disposizione dell’azienda.

Impresa Unica

È un concetto introdotto dall’Unione Europea ed è fondamentale per ottenere eventuali finanziamenti in regime De Minimis.

Nello specifico, per impresa unica, si intende l’insieme delle imprese fra le quali esiste almeno una delle seguenti relazioni:

1- un’impresa detiene la maggioranza dei diritti di voto degli azionisti o soci di un’altra;

2- un’impresa ha il diritto di nominare o revocare la maggioranza dei membri del consiglio di amministrazione, direzione o sorveglianza di un’altra impresa;

3- un’impresa ha il diritto di esercitare un’influenza dominante su un’altra in virtù di un contratto concluso con quest’ultima
in virtù di una clausola dello statuto di quest’ultima;

4- un’impresa azionista o socia di un’altra controlla da sola, in virtù di un accordo stipulato con altri azionisti o soci dell’altra impresa, la maggioranza dei diritti di voto degli azionisti o soci di quest’ultima.

Quindi per ottenere degli aiuti in De Minimis è indispensabile calcolare il totale dei contributi ricevuti in quel regime negli ultimi tre esercizi finanziari, non solo da parte dall’azienda che ne fa richiesta, ma anche dall’insieme delle aziende a essa collegate, ovvero dall’impresa unica.

Recentemente è stato creato e messo online il Registro Nazionale degli Aiuti di Stato dove è possibile recuperare i dati relativi agli aiuti ricevuti a partire dal 1° luglio 2017.

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