Come avevamo introdotto solo qualche giorno fa nella news inerente ai nuovi bandi dedicati a brevetti, oggi siamo pronti a fornire una scheda sintetica che raggruppa in chiari concetti e punti tutte le informazioni utili per accedere e capire se la vostra azienda può far parte ai nuovi bandi Brevetti + 2020.

Obiettivo di Brevetti + 20202

Favorire lo sviluppo di una strategia brevettuale e l’accrescimento della capacità competitiva delle micro, piccole e medie imprese, attraverso la concessione ed erogazione di incentivi per l’acquisto di servizi specialistici finalizzati alla valorizzazione economica di un brevetto in termini di redditività, produttività e sviluppo di mercato.

Operatività Geografica

Tutta Italia

Ente Gestore

Ministero dello sviluppo economico

Soggetti Beneficiari

PMI, anche di nuova costituzione, iscritte al Registro delle Imprese che siano in una delle seguenti condizioni:

  • titolari o licenziatari di brevetto a partire dal 1gennaio 2017
  • titolari di domanda di brevetto nazionale o internazionale con rapporto di ricerca non negativo dal 1gennaio 2016
  • In possesso di accordi preliminari che abbia per oggetto acquisto di brevetto o acquisizione di licenza rilasciato dopo il 1gennaio 2017
  • Società spin-off universitarie titolari di brevetti con partecipazione al capitale sociale da parte di università e enti di ricerca almeno del 10%.

Agevolazione

Contributo in conto capitale a coperture del 80% dei costi ammissibili fino a 140.000 € Per le Spin-off universitarie/accademiche e per le PMI con sede di progetto ubicata nelle Regioni meno sviluppate il limite di copertura è elevato al 100%

Spese Ammissibili

Sono ammissibili i costi dei seguenti servizi, distinti per area di servizio e per sottoservizi secondo quanto riportato:

a. Industrializzazione e ingegnerizzazione

  1.  studio di fattibilità (specifiche tecniche con relativi elaborati, individuazione materiali, definizione ciclo produttivo, layout prodotto, analisi dei costi ed ei relativi ricavi);
  2. progettazione produttiva,
  3. studio, progettazione ed ingegnerizzazione del prototipo;
  4. realizzazione firmware per macchine controllo numerico;
  5. progettazione e realizzazione software solo se relativo al procedimento oggetto della domanda di brevetto o del brevetto;
  6. test di produzione;
  7. produzione pre-serie (solo se funzionale ai test per il rilascio delle certificazioni);
  8. rilascio certificazioni di prodotto o di processo.

b. Organizzazione e sviluppo

  1. servizi di IT Governance;
  2. studi ed analisi per lo sviluppo di nuovi mercati geografici e settoriali;
  3. servizi per la progettazione organizzativa;
  4. organizzazione dei processi produttivi;
  5. definizione della strategia di comunicazione, promozione e canali distributivi.

c .Trasferimento tecnologico

  1. proof of concept;
  2. due diligence;
  3. predisposizione accordi di segretezza;
  4. predisposizione accordi di concessione in licenza del brevetto;
  5. costi dei contratti di collaborazione tra PMI e istituti di ricerca/università (accordi di ricerca sponsorizzati);
  6. contributo all’acquisto del brevetto (solo per gli Spin Off e le start up innovative iscritte nel registro speciale al momento della presentazione della domanda di accesso); non sono ammissibili le componenti variabili del costo del brevetto (a titolo meramente esemplificativo: royalty, fee)

Criteri di selezione e tempistiche

Le richieste di agevolazione possono essere presentate on line a partire dalle ore 12.00 del 30 gennaio 2020 fino ad esaurimento delle risorse. Valutazione di merito secondo l’ordine cronologico di presentazione. Previsto un colloquio con l’impresa per approfondire tutti gli aspetti del progetto di valorizzazione del brevetto

Risorse

21,8 milioni di €

Regime e Cumulabilità

Regime De Minimis non cumulabile con altri aiuti sulle medesime voci di spesa.

Hai bisogno di maggiorni informazioni? Contattaci subito.

Nuove opportunità per le StartUp. Scopri Smart and Start!

Ai nastri di partenza il pacchetto di misure a favore delle startup innovative.

Pubblicata dal ministero dello Sviluppo economico la circolare che definisce i nuovi criteri e le modalità di presentazione delle domande per richiedere l’agevolazione prevista dalla misura Smart&Start Italia che ha l’obiettivo di sostenere la nascita e lo sviluppo, su tutto il territorio nazionale, di neo-società – non più di 60 mesi di vita – che puntano a innovare il sistema produttivo italiano. Le domande potranno essere inviate a Invitalia, soggetto gestore della misura, a partire dal 20 gennaio 2020.

Startup, le risorse in campo

Smart&Start Italia ha a disposizione circa 90 milioni di euro di risorse per finanziare piani d’impresa, di importo compreso tra 100 mila euro e 1,5 milioni di euro, finalizzati alla produzione di beni e l’erogazione di servizi ad alto contenuto tecnologico e innovativo. I piani d’impresa potranno essere realizzati anche in collaborazione con organismi di ricerca, incubatori e acceleratori d’impresa, Digital Innovation Hub.

Le principali novità introdotte, sulla base del decreto ministeriale del 30 agosto 2019, riguardano:

  • la semplificazione dei criteri di valutazione e di rendicontazione,
  • l’introduzione di nuove premialità,
  • l’incremento del finanziamento agevolato fino al 90%,
  • un fondo perduto fino al 30% per le imprese del Sud e un periodo di ammortamento fino a 10 anni.

Il “nuovo corso” delle agevolazioni

Con decreto del Ministro dello sviluppo economico del 30 agosto 2019, adottato in attuazione delle disposizioni del decreto-legge 30 aprile 2019, n. 34, sono state apportate modifiche al decreto 24 settembre 2014, finalizzate ad una revisione della disciplina attuativa dell’intervento improntata, tra l’altro, alla semplificazione e accelerazione delle procedure di accesso, concessione e erogazione delle agevolazioni, anche attraverso l’aggiornamento delle modalità di valutazione delle iniziative e di rendicontazione delle spese sostenute dai beneficiari.

smart and start

La misura è riservata alle startup innovative, localizzate su tutto il territorio nazionale, iscritte nell’apposita sezione speciale del registro imprese e in possesso dei requisiti stabiliti dal decreto-legge n. 179/2012.

Le startup devono essere classificabili di piccola dimensione.

Ammissibili alle agevolazioni i piani di impresa che presentano almeno una delle seguenti caratteristiche:

  • significativo contenuto tecnologico e innovativo (sviluppo di prodotti, servizi o soluzioni nel campo dell’economia digitale, dell’intelligenza artificiale, della blockchain e dell’internet of things),
  • valorizzazione economica dei risultati del sistema della ricerca pubblica e privata (spin off da ricerca).

Possono presentare domanda di agevolazione anche le persone fisiche che intendono costituire una startup innovativa. In tal caso, la costituzione della società deve intervenire entro 30 giorni dalla comunicazione di ammissione alle agevolazioni.

Possono ottenere le agevolazioni Smart&Start Italia anche le imprese straniere che si impegnano a istituire almeno una sede operativa sul territorio italiano

Informazioni aggiuntive:

Scheda sintetica: in un click tutte le informazioni di cui hai bisogno

Modulistica: scopri la documentazione necessaria per accedere a questa iniziativa per le StartUp

Serve una aiuto o una consulenza dedicata a Smart&Start? Contattaci Subito!

Incentivi per Industria 4.0, si parte con il nuovo credito d’imposta: ecco il testo dell’emendamento del Governo

Nella serata del 9 dicembre è arrivato in Commissione Bilancio al Senato il testo dell’emendamento voluto dal Ministero dello Sviluppo Economico che introdurrà, una volta approvato dal Parlamento – al netto di eventuali ulteriori modifiche ancora possibili -, il nuovo credito d’imposta per investimenti in beni strumentali al posto di superammortamento e iperammortamento per investimenti effettuati dal 1 gennaio 2020.

Rispetto alla prima versione dell’emendamento, che aveva scatenato le reazioni degli industriali, il nuovo testo introduce molte novità, accogliendo in buona parte le richieste di Confindustria. Vediamo nel dettaglio che cosa prevede la nuova disciplina.

Incentivi con spirito pluriennale… ma validi solo per un anno

Sembra una contraddizione in termini, ma è proprio così. Il testo del nuovo articolo 22 del disegno di bilancio si apre con una premessa di metodo che sancisce l’obiettivo di rendere il piano strutturale e pluriennale. Il testo recita infatti così “Al fine di sostenere più efficacemente il processo di transizione digitale delle imprese, la spesa privata in ricerca e sviluppo e in innovazione tecnologica, anche nell’ambito dell’economia circolare e della sostenibilità ambientale, l’accrescimento delle competenze nelle materie connesse alle tecnologie abilitanti il processo di transizione tecnologica e digitale, nonché razionalizzare e stabilizzare il quadro agevolativo di riferimento in un orizzonte temporale pluriennale, compatibilmente con gli obiettivi di finanza pubblica, è ridefinita la disciplina degli incentivi fiscali previsti dal Piano Impresa 4.0″.

Peccato che, in assenza di risorse, il testo disponga poi di fatto una durata annuale degli incentivi. Un colpo al cerchio, insomma, e uno alla botte: il Governo, di fatto, sancisce lo “spirito” pluriennale delle misure, ma le risorse per ora bastano per un solo anno. Questo era uno dei punti sostanziali sui quali si erano levati gli scudi degli industriali: “Se il rinnovo è solo per un anno, tanto vale tenere il sistema attuale”, ci aveva detto Andrea Bianchi, direttore delle Politiche Industriali di Confindustria. Vedremo come le associazioni di imprese giudicheranno il nuovo pacchetto, anche alla luce delle tante altre novità che ora vi illustreremo.

Credito d’imposta del 6% per investimenti in beni strumentali

Il credito d’imposta prevede un’aliquota al 6% per l’acquisto di beni strumentali effettuato dal 1 gennaio 2020 fino al 31 dicembre 2020, ovvero entro il 30 giugno 2021 a condizione che entro la data del 31 dicembre 2020 il relativo ordine risulti accettato dal venditore e sia avvenuto il pagamento di acconti in misura almeno pari al 20% del costo di acquisizione. Questo incentivo sostituisce il superammortamento ed è fruibile dalle imprese e da chi esercita arti e professioni.

Ad essere esclusi, oltre ai mezzi di trasporto e ai beni con coefficienti di ammortamento inferiori al 6,5% che erano già esclusi dal superammortamento, sono anche i “beni gratuitamente devolvibili delle imprese operanti in concessione e a tariffa nei settori dell’energia, dell’acqua, dei trasporti, delle infrastrutture, delle poste, delle telecomunicazioni, della raccolta e depurazione delle acque di scarico e della raccolta e smaltimento rifiuti”.

Il limite per la fruizione del beneficio è di 2 milioni di euro. Il credito d’imposta può essere fruito in cinque anni “a decorrere dall’anno successivo a quello di entrata in funzione dei beni”.

Nel caso in cui l’interconnessione dei beni 4.0 avvenga in un periodo d’imposta successivo a quello della loro entrata in funzione, è “possibile iniziare a fruire del credito d’imposta per la parte spettante ai sensi del comma 5”, cioè fruire da subito del credito d’imposta per i beni strumentali “semplici” al 6%.

Credito d’imposta del 40% e del 20% per investimenti in beni 4.0

Per quanto riguarda i beni 4.0, cioè i beni ricompresi nell’allegato A annesso alla legge 11 dicembre 2016 n. 232 attualmente agevolati con l’iperammortamento, l’aliquota del credito d’imposta è pari al 40% per investimenti fino a 2,5 milioni e al 20% per gli investimenti di valore compreso tra 2,5 e 10 milioni di euro. Restano esclusi gli investimenti tra 10 e 20 milioni attualmente coperti dall’aliquota più bassa dell’iperammortamento.

Questo incentivo è utilizzabile solo dalle imprese (non quindi dai professionisti, come già accade attualmente per l’iperammortamento).

Per gli investimenti da 300.000 euro in su è obbligatoria la perizia o l’attestazione di conformità da parte di un perito, un ingegnere o una società accreditata.

Quanto al periodo valido per l’acquisto e la consegna dei beni, anche in questo caso l’incentivo vale per l’acquisto di beni strumentali effettuato dal 1 gennaio 2020 fino al 31 dicembre 2020, ovvero entro il 30 giugno 2021 a condizione che entro la data del 31 dicembre 2020 il relativo ordine risulti accettato dal venditore e sia avvenuto il pagamento di acconti in misura almeno pari al 20% del costo di acquisizione. L’orizzonte temporale per la consegna è quindi al massimo di 18 mesi, mentre nell’attuale disciplina era di 24 mesi.

Restano valide le attuali restrizioni in caso di vendita del cespite o di sua destinazione a struttura produttiva situata all’estero entro il 31 dicembre del secondo anno successivo a quello di effettuazione dell’investimento: in tal caso il credito d’imposta è corrispondentemente ridotto escludendo dall’originaria base di calcolo il relativo costo e il maggior credito d’imposta eventualmente già utilizzato in compensazione deve essere riversato.

Per gli investimenti in beni strumentali  – sia quelli “normali” sia quelli 4.0 – il credito d’imposta può essere utilizzato in compensazione in cinque quote annuali “a decorrere dall’anno successivo a quello dell’avvenuta interconnessione”. Sono state quindi accolte le richieste di Confindustria che aveva chiesto di non limitare la compensazione ai soli pagamenti di tributi, ma di consentirne l’utilizzo anche per i versamenti assistenziali e previdenziali.

Credito d’imposta del 15% per il software

Per gli investimenti nei beni immateriali ricompresi nell’allegato B della legge 11 dicembre 2016 n. 232, il credito d’imposta è pari al 15% del costo di acquisizione con un limite massimo pari a 700.000 euro. Nella prima versione dell’emendamento il limite era stato fissato a 500 mila euro: anche in questo caso sono quindi state accolte le istanze degli industriali.

Il credito d’imposta in questo caso può essere utilizzato, sempre solo in compensazione, in tre quote annuali (invece delle cinque dei beni materiali).

Come nella disciplina attuale sono agevolabili anche le spese per servizi sostenute in relazione all’utilizzo dei beni di cui al predetto allegato B mediante soluzioni di cloud computing.

Questo incentivo è fruibile indipendentemente dall’acquisizione di un bene materiale, a differenza di quanto accade oggi.

La comunicazione al Ministero

Uno dei punti più controversi della prima versione dell’emendamento era la necessità di farsi “autorizzare” il credito d’imposta dall’Agenzia delle Entrate. Dopo la levata di scudi degli industriali, il Governo è tornato sui suoi passi. Nel nuovo testo dell’emendamento si prevede infatti solo l’obbligo di una comunicazione al Ministero dello Sviluppo Economico che servirà al Governo per valutare l’andamento della fruizione degli incentivi: un balzello in più rispetto alla disciplina attuale, ma si tratta appunto di una comunicazione e non di una richiesta di autorizzazione. Formalmente, comunque, l’ultimo comma stabilisce che il monitoraggio delle fruizioni del credito d’imposta spetta al Ministero dell’economia e delle finanze.

Il modello, il contenuto, le modalità e i termini di invio della comunicazione in relazione a ciascun periodo di imposta agevolabile saranno resi noti con un decreto direttoriale del Ministero dello Sviluppo Economico.

Il nuovo credito d’imposta è inoltre esplicitamente cumulabile con altre agevolazioni che abbiano ad oggetto i medesimi costi, a condizione ovviamente che tale cumulo non porti al superamento del costo sostenuto.

Il regime transitorio

Che cosa accade per i beni acquistati nel 2020, ma ordinati nel 2019, per i quali sarebbe ancora in vigore la vecchia disciplina di super e iperammortamento? Il testo dell’emendamento lo chiarisce ai commi 13, 14 e 15. La nuova disciplina infatti non si applicherà in tutti quei casi in cui il bene è stato ordinato nel 2019 con il pagamento dell’acconto del 20%, come previsto dall’attuale disciplina.

Nuovi bandi e agevolazioni per le imprese italiane

Il Ministero dello Sviluppo Economico ha pubblicato cinque Bandi per la valorizzazione di brevetti, marchi, disegni e per il trasferimento tecnologico delle attività di ricerca e sviluppo.

Le risorse finanziarie disponibili sono circa 50 milioni di euro.

“Lo sviluppo del nostro sistema produttivo passa anche attraverso la tutela della proprietà intellettuale dei marchi e dei brevetti industriali – ha dichiarato il Ministro Stefano Patuanelli. Il pacchetto di misure previsto dal Decreto Crescita va, infatti, nella direzione di facilitare e promuovere la brevettabilità delle innovazioni. L’obiettivo è quello di fornire un quadro di strumenti finanziari e normativi in grado di dare, nei prossimi mesi, stabilità e certezza sia alle imprese che investono sul loro know how che alle università e agli enti di ricerca impegnati in progetti di ricerca e sviluppo da trasferire in campo industriale”.

Le micro, piccole e medie imprese potranno presentare la richiesta di accesso agli incentivi per l’acquisto di servizi, fino all’esaurimento delle risorse, a partire:

  • dal 30 gennaio 2020 per le domande relative al bando Brevetti+, a cui sono destinati 21,8 milioni di euro, gestiti da Invitalia;
  • dal 27 febbraio 2020 per le domande relative al bando Disegni+, a cui sono destinati 13 milioni di euro, gestiti da Unioncamere;
  • dal 30 marzo 2020 per le domande relative al bando Marchi+, a cui sono destinati 3,5 milioni di euro, gestiti da Unioncamere.

Le Università e gli enti pubblici di ricerca potranno, invece, presentare richiesta di accesso agli incentivi per finanziare progetti a partire:

  • dal 16 dicembre 2019 al 14 febbraio 2020 per progetti di potenziamento degli Uffici di trasferimento tecnologico (UTT), a cui sono destinati 7 milioni di euro, gestiti direttamente dalla Direzione Generale dell’UIBM del MiSE;
  • dal 13 gennaio 2020 al 27 febbraio 2020 per progetti Proof of Concept (PoC) destinati alla valorizzazione dei brevetti, a cui sono destinati 5,3 milioni di euro, gestiti da Invitalia.

Scarica il documento Relativo ai Brevetti MISE +2020

Per maggiori informazioni

Nuovi bandi per la valorizzazione dei titoli di proprietà industriale e il trasferimento tecnologico al sistema delle imprese della ricerca universitaria, scoprili qui

Chiedi consulenza e assistenza per accedere ai bandi indicati

[contact-form-7 id=”208″ title=”Contatti”]

Prolungata la possibilità di iscriversi al Bando Innovation Manager. Scopri i dettagli

Con decreto di ieri (27 Novembre) il Mise posticipa la scadenza al fine di consentire alle imprese e alle reti il completamento delle attività di predisposizione delle domande di agevolazione nell’ambito dell’intervento agevolativo istituito dall’articolo 1, commi 228, 230, e 231, della legge 30 dicembre 2018 n. 145.

Il termine finale per la compilazione delle istanze di accesso alle agevolazioni indicato all’articolo 4, comma 7, lettera b), del decreto direttoriale 25 settembre 2019 è posticipato alle ore 12.00 del 6 dicembre 2019

Scadenza bando Innovation Manager:

Ecco cosa dice il decreto del Mise, conseguentemente alla proroga di cui al comma 1, il termine iniziale di invio delle domande di accesso alle agevolazioni è posticipato alle ore 10.00 del 12 dicembre 2019.

Le informazioni sulle modalità di invio delle istanze di cui al comma 2 sono fornite ai soggetti interessati nell’apposita sezione “Voucher per consulenza in innovazione” del sito web del Ministero (www.mise.gov.it) con decorrenza successiva alla chiusura dei termini per la compilazione delle domande di agevolazione di cui al comma 1.

Le reti non dotate di soggettività giuridica ovvero i soggetti proponenti amministrati da una o più persone giuridiche o enti diversi dalle persone fisiche possono presentare al Ministero le richieste di accreditamento per l’accesso alla procedura informatica, secondo le modalità di cui all’articolo 4, comma 4 del decreto direttoriale 25 settembre 2019, esclusivamente entro il termine del 29 novembre 2019.

Finanziamenti record per l’Italia 27 miliardi di euro, rispetto ai 22 miliardi del 2018. Milano fra gli hub più finanziati.

Il rapporto annuale dello Stato della Tecnologia Europea del fondo di venture capital londinese Atomico, fornisce interessanti spunti per analizzare le richieste di finanziamenti, investimenti e progressi delle aziende italiane che guardano verso il futuro sviluppando soluzioni e servizi Tech.

Il primo risultato che emerge dal rapporto elaborato sulla base delle risposte fornite da 5mila professionisti attivi nel mondo dell’innovazione (fra cui un migliaio di fondatori di startup), è inequivocabile: il settore tech Europeo rappresenta quest’anno una voce particolarmente brillante nell’economia mondiale in virtù di finanziamenti che potrebbero superare la cifra record di 27 miliardi di euro, rispetto ai 22 miliardi del 2018.

L’italia come si posiziona? 
In questo palcoscenico dove centinaia e centinai di aziende cercano di avanzare nel mondo del Tech,  l’Italia gioca finalmente un ruolo da protagonista.

Analizzando il rapporto, infatti, il nostro Paese haricevuto investimenti per oltre 450 milioni di euro nel corso del 2019, segnando una crescita del 23% rispetto all’anno precedente; la nostra città più importante in ambito tech, e cioè Milano, si è inoltre classificata tra i primi 20 hub europei per finanziamenti ricevuti, per un totale di 270 milioni di euro.

Seppure il settore sia in movimento il ritardo del nostro ecosistema rispetto a quello dei Paesi più vicini a noi geograficamente è ancora evidente: Germania, Francia e Svizzera, rispettivamente, hanno raccolto capitali in volumi 11, 9 e 3 volte superiori (i dati sono di Dealroom) e ci ricordano indirettamente le tante sfide che il movimento dell’innovazione tech italiano deve ancora affrontare e vincere. Quali? Siamo per esempio solo settimi in Europa per numero di programmatori (solo 315mila) e vantiamo un primato negativo di developer pro capite, tanto che il nostro è l’indice più basso in Europa e quello cresciuto meno anno su anno rispetto alle percentuali virtuose esibite da Regno Unito, Paesi Bassi e Francia.

Le difficoltà di chi avvia una startup tech in Europa

Si chiama “mental wellbeing”, benessere mentale. Ed è una preoccupazione purtroppo abbastanza diffusa fra gli startupper tecnologici europei: un quarto di loro ha infatti ammesso che l’avvio della nuova azienda ha avuto un importane effetto negativo sulla loro salute mentale, a causa della difficoltà nel trovare l’equilibrio tra lavoro e vita privata e di gestire da soli gli aspetti manageriali. Il 57% dei fondatori, in particolare, avrebbe gradito ricevere sostegno dal consiglio di amministrazione o dagli investitori mentre chi proviene da un contesto socioeconomico non particolarmente elevato ha dovuto affrontare seri ostacoli finanziari per diventare imprenditori.

Diversità, questa sconosciuta
Nel 2019, il 92% dei finanziamenti è andato a team formati da uomini, un numero simile al 2018 (dati Dealroom), e c’è al momento solo una donna a ricoprire il ruolo di Chief technology officer su un totale di 119 nelle aziende tecnologiche europee che hanno raccolto dai venture capital un finanziamento series A o B superiore ai 9 milioni di euro fra ottobre 2018 e settembre 2019 (Stack Overflow, Craft e Dealroom le fonti di questi parametri).

La sperequazione di genere è quindi evidente e rafforzata anche da diversi altri indicatori, come il risicato 7,5% di ingegneri informatici donne. (Fonte: Stack Overflow, Craft, Dealroom) o l’80% di addetti neri, africani e caraibici discriminati per motivi legati alla loro etnia. Vanno lette invece in accezione positiva le risposte relativamente agli impatti sociali e ambientali delle società tech: l’86% dei fondatori di queste aziende considera questo tema rilevante e oltre un dipendente su due pone grande attenzione alla responsabilità sociale delle imprese.

La tua azienda guarda all’innovazione tecnologica? 

In IBS Consulting abbiamo a cuore la possibilità di offrire supporto e consulenza per tutte quelle PMI e grandi aziende che decidono di sviluppare in modo intelligente fasi di innovazione tecnologica finalizzata a migliorare i flussi lavorativi trasformando quindi le aziende in Imprese 4.0. Scopri come possiamo aiutarti compilando il form sottostante e valutando quindi con i nostri consulenti come implementare un percorso migliorativo.

Contattataci.

Tante notizie e novità arrivano da Roma in merito all nuovo emendamento dedicato all’industria 4.0

Durante l’ultimo incontro dedicato a Transizione 4.0 il Ministero dello Sviluppo Economico ha mostrato alle imprese la sua revisione degli incentivi per il piano Industria 4.0.

La prima notizia importante da sottolineare è che il nuovo emendamento prevede del super e iperammortamento in favore di un nuovo credito d’imposta per investimenti in beni strumentali.

Questa indicazione testuale con tutte le modifiche e novità è arrivata al Senato grazie a un emendamento firmato dai senatori Patty L’Abbate, Agostino Santillo e Gianmauro Dell’Olio, tutti del Movimento 5 Stelle, la formazione politica a cui appartiene il Ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli.

Come funziona il credito d’imposta per investimenti in beni strumentali

Come detto poco fa ci sarà uno stop al super e iperammortamento e verrà sostituito da un nuovo Credito d’imposta per investimenti in beni strumentali utilizzabile in compensazione in 5 anni.

Il Ministero ha accompagnato la nuova proposta con l’intenzione di rendere il piano di incentivi triennale. Poiché però non ci sono le risorse, il testo dell’emendamento parte con l’enunciazione dell’intenzione di “razionalizzare e stabilizzare il quadro normativo”, ma poi dispone il rinnovo solo per un anno (comma 1).

Il cambio rotta  permetterebbe l’aumento della platea dei potenziali beneficiari del 40% e una velocizzazione dei tempi di fruizione rispetto al sistema attuale che è legato alla durata dell’ammortamento dei beni strumentali.

parlamento italiano

Il comma 2 infatti sancisce che possono accedere al credito d’imposta “tutte le imprese residenti nel territorio dello Stato, ivi incluse, le stabili organizzazioni di soggetti non residenti, indipendentemente dalla forma giuridica, dal settore economico di appartenenza, dalla dimensione e dal regime fiscale di determinazione del reddito”.

Il credito d’imposta per investimenti in beni strumentali è differenziato a seconda della tipologia di investimenti, che corrispondono agli attuali superammortamento, iperammortamento e maxiammortamento per i software.

Il superammortamento verrebbe sostituito (comma 4) da un credito d’imposta del 6% per l’acquisto di beni strumentali fino a un massimo di due milioni di euro.

La misura è leggermente meno vantaggiosa rispetto al superammortamento attuale che vale il 7,2% dell’investimento e ha un limite di utilizzo di 2,5 milioni. Si applica anche agli esercenti arti e professioni (comma 9).

Il credito d’imposta per l’acquisizione dei beni 4.0 ha invece due distinti scaglioni (comma 5):
• il 40% per gli investimenti fino a 2,5 milioni di euro
• il 20% per i beni di valore compreso tra 2,5 e 10 milioni.

Rispetto all’iperammortamento attuale viene annullato il beneficio per gli investimenti che superano i 10 milioni di euro (oggi si arriva fino a 20 milioni). Le due aliquote sono inoltre leggermente inferiori al valore dell’incentivo attuale: il credito d’imposta al 40% sostituirebbe l’iperammortamento al 270% che vale il 40,8% dell’investimento, mentre l’aliquota al 20% per gli investimenti tra 2,5 e 10 milioni corrisponde all’attuale iperammortamento al 200% che offre a un vantaggio del 24% sul costo del bene.

Restano in piedi gli stessi paletti che ci sono già per l’iperammortamento, cioè la perdita del beneficio in caso di cessione del bene o di delocalizzazione (comma 8).

Il credito d’imposta per gli investimenti in beni immateriali – software, anche se acquisiti con abbonamenti a piattaforme in cloud comuting, è invece del 15% (comma 6).

Anche in questo caso viene introdotto un limite per gli investimenti agevolati, il cui massimo è pari a 500.000 euro. Attualmente questi investimenti sono coperti da un maxi ammortamento al 140% che vale il 9,6% del costo di acquisizione.

Da una parte quindi si introduce un limite di spesa, dall’altra si aumenta il beneficio. La fruizione di questo incentivo diventa inoltre indipendente rispetto all’acquisizione di un bene materiale, che oggi è un prerequisito indispensabile.

Cosa dice il nuovo emendamento sul credito d’imposta per investimenti in beni strumentali? Testo ufficiale.

1. Nell’ambito della revisione degli incentivi fiscali del Piano Nazionale “Impresa 4.0” finalizzata a razionalizzare e stabilizzare il quadro normativo di riferimento in relazione a un orizzonte temporale pluriennale, a decorrere dalla data del 1° gennaio 2020 e fino al 31 dicembre 2020, ai soggetti titolari di reddito d’impresa che effettuano investimenti in beni materiali strumentali nuovi, destinati a strutture produttive ubicate nel territorio dello Stato, è riconosciuto un credito d’imposta, utilizzabile esclusivamente in compensazione, alle condizioni e nelle misure stabilite dal presente articolo in relazione alle diverse tipologie di beni agevolabili.

2. Possono accedere al credito d’imposta tutte le imprese residenti nel territorio dello Stato, ivi incluse, le stabili organizzazioni di soggetti non residenti, indipendentemente dalla forma giuridica, dal settore economico di appartenenza, dalla dimensione e dal regime fiscale di determinazione del reddito. La disciplina non si applica alle imprese in stato di liquidazione volontaria, fallimento, liquidazione coattiva, concordato preventivo senza continuità aziendale, altra procedura concorsuale prevista dalla legge fallimentare o da altre leggi speciali o che abbiano in corso un procedimento per la dichiarazione di una di tali situazioni. L’effettiva fruizione del credito d’imposta è comunque subordinata alla condizione che l’impresa non sia destinataria di sanzioni interdittive ai sensi dell’articolo 9, comma 2, del decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231 e risulti in regola con le normative sulla sicurezza nei luoghi di lavoro e con gli obblighi di versamento dei contributi previdenziali e assistenziali a favore dei lavoratori.

3. Sono agevolabili gli investimenti in beni materiali nuovi strumentali all’esercizio d’impresa ad eccezione: a) dei beni indicati all’articolo 164, comma 1, del testo unico delle imposte sui redditi di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917; b) dei beni per i quali il decreto del Ministro delle finanze 31 dicembre 1988, concernente la tabella dei coefficienti di ammortamento ai fini fiscali, stabilisce aliquote inferiori al 6,5 per cento; c) dei fabbricati e delle costruzioni; d) dei beni di cui all’allegato n. 3 annesso alla legge 28 dicembre 2015, n. 208; e) dei beni gratuitamente devolvibili di cui all’articolo 104 del predetto testo unico delle imposte sui redditi delle imprese operanti in concessione e a tariffa nei settori dell’energia, dell’acqua, dei trasporti, delle infrastrutture, delle poste, delle telecomunicazioni, della raccolta e depurazione delle acque di scarico e della raccolta e smaltimento rifiuti.

4. Il credito d’imposta è riconosciuto nella misura del 6 per cento del costo fiscale dei beni agevolabili determinato ai sensi dell’articolo 110, comma 1, lettera b), del predetto testo unico delle imposte sui redditi, nel limite massimo di costi ammissibili, per ciascun periodo d’imposta, pari a 2 milioni di euro, ragguagliato ad anno in caso di periodo d’imposta di durata inferiore o superiore a dodici mesi. Per gli investimenti effettuati mediante contratti di locazione finanziaria, si assume il costo fiscale sostenuto dal locatore per l’acquisto dei beni.

5. Per gli investimenti aventi ad oggetto beni ricompresi nell’allegato A annesso alla legge 11 dicembre 2016, n. 232, il credito d’imposta è riconosciuto nella misura del 40 per cento entro il limite massimo di costi ammissibili, per ciascun periodo d’imposta, pari a 2,5 milioni di euro, ragguagliato ad anno in caso di periodo d’imposta di durata inferiore o superiore a dodici mesi e nella misura del 20 per cento sulla quota di investimenti oltre i 2,5 milioni di euro e fino al limite massimo di costi ammissibili pari a 10 milioni di euro.

6. Il credito d’imposta previsto dal presente articolo si applica anche gli investimenti aventi ad oggetto beni ricompresi nell’allegato B annesso alla citata legge 11 dicembre 2016, n. 232, come integrato dall’articolo 1, comma 32, della legge 27 dicembre 2017, n. 205, nella misura del 15 per cento del costo fiscale, nel limite massimo di costi ammissibili, per ciascun periodo d’imposta, pari a 500.000 euro, ragguagliato ad anno in caso di periodo d’imposta di durata inferiore o superiore a dodici mesi. Agli effetti del presente comma, si considerano agevolabili anche le spese per servizi sostenute in relazione all’utilizzo dei beni di cui al predetto allegato B mediante soluzioni di cloudcomputing, per la quota imputabile per competenza a ciascuno dei periodi d’imposta agevolabili.

7. Il credito d’imposta complessivamente spettante ai sensi dei commi precedenti in relazione a ciascuno dei periodi d’imposta agevolabili è utilizzabile, a decorrere dal periodo d’imposta successivo a quello di entrata in funzione dei beni, esclusivamente in compensazione, ai sensi dell’articolo 17 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241, e successive modificazioni, in cinque quote annuali di pari importo e per il pagamento dei soli debiti di natura tributaria. Non si applicano i limiti di cui all’articolo 1, comma 53, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, e di cui all’articolo 34 della legge 23 dicembre 2000, n. 388, e successive modificazioni. L’effettiva fruizione del credito d’imposta è comunque subordinata, in ciascun periodo d’imposta, al previo invio di apposita comunicazione all’Agenzia delle entrate e al successivo ricevimento, in esito a tale comunicazione, dell’autorizzazione all’utilizzo. Il contenuto, le modalità e i termini di invio della comunicazione e dell’autorizzazione all’utilizzo sono stabiliti con provvedimento del direttore dell’Agenzia delle entrate da emanarsi entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge. L’autorizzazione all’utilizzo in compensazione del credito d’imposta non comporta alcun pregiudizio per le successive attività di controllo degli uffici dell’Amministrazione finanziaria sulle condizioni di spettanza del credito d’imposta e sulla corretta applicazione della relativa disciplina. Il credito d’imposta non può formare oggetto di cessione o trasferimento neanche all’interno del consolidato fiscale. Il credito d’imposta non concorre alla formazione del reddito nonché della base imponibile dell’imposta regionale sulle attività produttive e non rileva ai fini del rapporto di cui agli articoli 61 e 109, comma 5, del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917 e successive modificazioni.

8. Se, entro il secondo periodo d’imposta successivo a quello di entrata in funzione, i beni agevolati sono ceduti a titolo oneroso o sono destinati a strutture produttive ubicate all’estero, anche se appartenenti allo stesso soggetto, il credito d’imposta è corrispondentemente ridotto escludendo dall’originaria base di calcolo il relativo costo; il maggior credito d’imposta eventualmente già utilizzato in compensazione deve essere direttamente riversato dal soggetto entro il termine per il versamento a saldo dell’imposta sui redditi dovuta per il periodo d’imposta in cui si verifichino le suddette ipotesi, senza applicazione di sanzioni e interessi. Si applicano, in quanto compatibili, le disposizioni contenute nell’articolo 1, commi 35 e 36, della legge 27 dicembre 2017, n. 205, in materia di investimenti sostitutivi.

9. Il credito d’imposta previsto dal presente articolo si applica alle stesse condizioni e negli stessi limiti anche agli investimenti effettuati dagli esercenti arti e professioni, con esclusione di quelli previsti dai commi 5 e 6.

10. Ai fini dei successivi controlli, i soggetti che si avvalgono del credito d’imposta sono tenuti a conservare, pena la revoca del credito d’imposta, la documentazione idonea a dimostrare l’effettivo sostenimento e la corretta determinazione dei costi agevolabili; a tal fine, le fatture e gli altri documenti relativi all’acquisizione dei beni agevolati devono contenere l’espresso riferimento alle disposizioni della presente legge. In relazione agli investimenti previsti dai commi 5 e 6, le imprese sono inoltre tenute a produrre una perizia tecnica semplice rilasciata da un ingegnere o da un perito industriale iscritti nei rispettivi albi professionali o un attestato di conformità rilasciato da un ente di certificazione accreditato da cui risulti che i beni possiedono caratteristiche tecniche tali da includerli negli elenchi di cui ai richiamati allegati A e B. Per i beni di costo unitario di acquisizione non superiore a 150.000 euro, l’onere documentale di cui al periodo precedente può essere adempiuto attraverso una dichiarazione resa dal legale rappresentante ai sensi del testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di documentazione amministrativa, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445.

Vuoi avere dettagli in merito al nuovo emendamento?

IBS Consulting è a tua disposizione per dare le giuste risposte a tutte le novità in merito al nuovo emendamento. Richiedi un appuntamento compilando il form di contatto. Saremo felici di aiutarti.

[contact-form-7 id=”208″ title=”Contatti”]

Impresa 4.0, la possibilità di accedere alla proroga.

Dopo lo stop per le vacanze estive il Ministero dello Sviluppo economico (Mise) è pronto al riassetto del piano Impresa 4.0. Ma, sostenuta soprattutto dal ministero dell’Economia, resta anche l’ipotesi di una proroga degli attuali incentivi senza stravolgimenti.

La piattaforma Mise prevede un unico credito di imposta che copre, con differenti aliquote di incentivazione, differenti tipologie di investimenti con percentuali di beneficio sono ancora in esame.

Le percentuali di beneficio sono ancora in esame quello che è chiaro e certo è che il beneficio più alto (tra il 25 e il 30%) per il “bonus” destinato a investimenti su sostenibilità ambientale ed economia circolare, poi a scalare per progetti su Fabbrica 4.0 (18-25%), per l’acquisto di macchinari digitalizzati oggi coperti dall’iperammortamento (13-17%), per l’acquisto di beni strumentali tradizionali oggi agevolati con il superammortamento (5-8%). Il credito di imposta sarebbe fruibile in due o tre anni.

Il Piano nazionale Impresa 4.0 (già Industria 4.0) è l’occasione per tutte le aziende che vogliono cogliere le opportunità legate alla quarta rivoluzione industriale.

Il Piano prevede misure concrete in base a tre principali linee guida:

  • operare in una logica di neutralità tecnologica
  • intervenire con azioni orizzontali e non verticali o settoriali
  • agire su fattori abilitanti

Sono state potenziate e indirizzate in una logica 4.0 tutte le misure che si sono rilevate efficaci e, per rispondere pienamente alle esigenze emergenti, ne sono state previste di nuove.

piano impresa 4

Le aliquote si riferiscono a un credito di imposta da fruire in compensazione tramite F24, cosa ben diversa dal risparmio Ires che si ottiene con i maxi-ammortamenti. Questa vantaggiosa opportunità permetterebbe alle imprese di accedere a fondi ed agevolazioni per velocizzare e migliorare i processi aziendali. Se interessato a scoprire maggiori dettagli in merito all’Industria 4.0 e al Piano Impresa 4.0 noi di IBS Consulting siamo a vostra completa disposizione

Contattaci per mezzo del form sottostante e fissa il tuo primo incontro con noi.

 

 

Iperammortamento, Bonus Formazione e Credito d’Imposta godranno di altri 3 anni di Proroga.

Il neo Ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli, in una recente intervista (Il Sole 24 Ore – 25 Settembre 2019), ha presentato le linee guida che il suo Ministero osserverà nella riformulazione degli incentivi in cui si articola il Piano Impresa 4.0 per la trasformazione digitale delle imprese, nell’ambito della prossima manovra finanziaria.

Il Ministro ha annunciato la convocazione di un Tavolo Transizione 4.0, che prenderà il posto della Cabina di Regia.

Questo tavolo dovrà diventare la sede di un confronto permanente a cadenza mensile, secondo i piani ministeriali, per discutere le proposte di tutti gli attori del comparto industriale, le associazioni di categoria anche della filiera green, i sindacati.

Se è atteso un confronto con le parti sociali, il punto di partenza è la conferma, in legge di bilancio, di tutti gli strumenti che hanno stimolato l’economia reale, incontrando il favore delle imprese: iperammortamento, credito d’imposta formazione 4.0 e bonus per ricerca e sviluppo in primis.

Il rinnovo avverrà all’insegna della stabilità, o prevedendo almeno un orizzonte temporale triennale. Il Ministro Patuanelli, così come il predecessore Di Maio, è consapevole di quanto servano incentivi strutturali, essendo “necessario fornire certezza a chi fa investimenti: è difficile per un imprenditore rincorrere il rinnovo delle agevolazioni a ogni legge di bilancio. C’è bisogno della garanzia legata alla stabilità.”, come lo stesso Patuanelli ha esplicitato.

Le intenzioni ministeriali di abbandono della logica dei rinnovi annuali dovranno fare i conti con la disponibilità finale di risorse economiche della manovra. Pare, tuttavia, indifferibile neutralizzare lo “stand by” degli investimenti che tipicamente connota gli ultimi trimestri.

Puntualmente, infatti, la dinamica degli investimenti delle imprese subisce una brusca battuta d’arresto negli ultimi mesi di ogni anno, quando le imprese congelano ogni decisione, attendendo di comprendere se e come si articoleranno, nell’anno successivo, gli incentivi in scadenza.

Alla rimodulazione delle misure sotto il profilo dell’arco temporale di vigenza, si assocerà una revisione in chiave green. Alla trasformazione verso l’economia digitale si accompagna, infatti, nei proclami governativi, la transizione verso l’economia circolare.

Già nell’impianto originario del piano Industria 4.0, era sussistente, seppur in forma embrionale, l’attenzione all’ambiente e all’economia circolare. In particolare, nell’ambito dell’elenco dei beni iperammortizzabili, hanno fatto da subito parte i “componenti, sistemi e soluzioni intelligenti per la gestione, l’utilizzo efficiente e il monitoraggio dei consumi energetici e idrici e per la riduzione delle emissioni”, nonché i “filtri e sistemi di trattamento e recupero di acqua, aria, olio, sostanze chimiche, polveri con sistemi di segnalazione dell’efficienza filtrante e della presenza di anomalie o sostanze aliene al processo o pericolose, integrate con il sistema di fabbrica e in grado di avvisare gli operatori e/o fermare le attività di macchine e impianti”.

Ovviamente due voci dell’Allegato A alla Legge di Bilancio 2017 non riescono, da sole, a dipingere il Piano Impresa 4.0 di verde.

L’economia circolare è entrata significativamente nell’ambito delle politiche industriali solo di recente, con tre misure inserite nel Decreto Crescita (decreto-legge 30 aprile 2019, n. 34 convertito con legge 28 giugno 2019, n. 58).

Si tratta, in particolare, delle agevolazioni a sostegno di progetti di ricerca e sviluppo per la riconversione dei processi produttivi nell’ambito dell’economia circolare (art. 26), delle agevolazioni dirette a favorire il reso degli imballaggi di merce ed il relativo riuso/riciclo(art. 26 bis), delle agevolazioni fiscali a favore delle imprese che acquistano prodotti da riciclo e da riuso (art. 26 ter).

Le misure, che hanno sicuramente suscitato l’interesse del tessuto imprenditoriale, rimangono in attesa dei decreti attuativi che le rendano operative.

La responsabilità “verde” del governo ha iniziato, dunque, a prendere forma, ma la vera svolta green è attesa con la prossima Legge di Bilancio. Al riguardo, Patuanelli ha anticipato che il Green New Deal si declinerà all’interno delle misure esistenti, segnatamente iperammortamento e credito d’imposta R&S, attraverso un maggior incentivo fiscale dedicato agli investimenti su sostenibilità ed economia circolare che potranno dimostrare di avere un impatto positivo.

Tra i driver della riformulazione delle misure incentivanti, vi saranno le istanze delle Micro, Piccole e Medie Imprese. Le misure infatti saranno coniugate “in una logica di maggiore sostegno alle piccole imprese attraverso l’introduzione di alcune premialità legate all’innovazione nelle filiere o nei grandi progetti, così da arrivare a tutto il tessuto produttivo, anche a quello maggiormente periferico e non solo geograficamente”, ha annunciato il Ministro.

Anche la formazione 4.0 è oggetto di attenzione nei disegni ministeriali.

Saranno, inoltre, valutate nuove misure ad ulteriore sostegno della crescita, soprattutto in chiave green economy, previo il confronto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze per valutarne la sostenibilità economica. Ad ogni buon conto, è indubbio che già l’iperammortamento, il bonus R&S ed il credito d’imposta formazione 4.0 abbiano realizzato ottimi risultati per l’economia italiana.

Tra le misure che hanno maggiormente impresso uno shock positivo sull’economia, vi è l’iperammortamento, che funge da paradigma del piano Impresa 4.0.

Peraltro, si registrano recenti orientamenti di prassi a favore delle aziende su questa misura, le cui maglie sono sempre più definite ed ampie.

Si segnalano aperture circa l’eleggibilità delle etichette elettroniche, utilizzate nell’ambito della Grande Distribuzione Organizzata.

Risulta, innanzitutto, ribadita l’accessibilità all’iperammortamento da parte di tutte le imprese, indipendentemente dal settore economico in cui operano; se in un primo momento non vi era chiarezza sul punto, è stato poi esplicitato dalle FAQ del MiSE che sono agevolabili anche le imprese non manifatturiere, stante l’equipollenza di prodotto e servizio, ai fini della disciplina agevolativa.

In questo contesto, le etichette elettroniche interattive (Interactive Shelf Label), atte ad interagire con il cliente, con gli operatori e con il sistema informativo di fabbrica, possono essere agevolate nell’ambito dei “Sistemi per l’assicurazione della qualità e della sostenibilità”, in particolare tra i “ sistemi intelligenti e connessi di marcatura e tracciabilità dei lotti produttivi e/o dei singoli prodotti (ad esempio RFIS – Radio Frequency Identification).”

Scopri il Bando per Grandi Progetti FRI FCS promosso dal MISE.

La tua azienda ha dei grandi progetti da sviluppare e consolidare all’interno del mondo Ricerca e Sviluppo? Noi di IBS Consulting possiamo esserti d’aiuto per raggiungere i tuoi obiettivi anche grazie alla partecipazione di bandi offerti dal MISE.

A partire da Novembre sarà possibile presentare le domande di accesso al bando FRI FCS per grandi progetti di ricerca e sviluppo nei settori Agenda Digitale e Industria Sostenibile e al bando per le aree tecnologiche Fabbrica Intelligente, Agrifood e Scienze della Vita.

Il Ministero dello Sviluppo economico ha infatti pubblicato i decreti direttoriali del 2 ottobre 2019 che stabiliscono termini e modalità per la presentazione delle domande di agevolazione a valere sui due interventi, rifinanziati con risorse per complessivi 519 milioni di euro.

Vuoi scoprire il Bando Agenda digitale e Industria sostenibile?

Il primo intervento riattivato dal MISE è il regime di aiuto dedicato alle imprese che investono in grandi progetti di ricerca e sviluppo nei settori Agenda digitale e Industria sostenibile, chiuso dal settembre 2018 per esaurimento delle risorse finanziarie.

Si tratta delle misure disciplinate dai decreti del 15 ottobre 2014 e finanziati dal Fondo Rotativo per il sostegno alle imprese e gli investimenti (FRI) gestito da Cassa depositi e prestiti e dal Fondo Crescita Sostenibile (FCS) gestito dal MISE.

Le agevolazioni sono concesse in forma di finanziamento agevolato a valere sulle risorse FRI, a copertura del 70% delle spese ammissibili per le PMI e del 60% per le imprese di grande dimensione, a condizione di associarvi un finanziamento bancario erogato da una delle banche convenzionate. Al finanziamento si aggiunge un contributo alla spesa, a valere sul FCS, nella misura del 20% della spesa ammissibile.

Alla luce dell’interesse del mondo imprenditoriale, il Ministero mette ora a disposizione 247 milioni di euro a valere sul FRI per la concessione dei finanziamenti agevolati e 82 milioni a valere sulle risorse del FCS per la concessione del contributo diretto alla spesa, per un totale di 329 milioni di euro.

Una quota pari al 20% delle risorse totali è riservata alla realizzazione di attività di ricerca industriale e di sviluppo sperimentale coerenti con le tematiche Agenda digitale o Industria sostenibile, ma finalizzate all’adozione di modelli di economia circolare o alla riconversione produttiva delle attività economiche in tale ambito attraverso la realizzazione di nuovi prodotti, processi o servizi o al notevole miglioramento di prodotti, processi o servizi esistenti, tramite lo sviluppo delle tecnologie abilitanti fondamentali Key Enabling Technologies (KETs).

Quando presentare la domanda?

I termini per la presentazione delle domande scattano il 26 novembre 2019, ma le attività per la predisposizione delle istanze e della documentazione possono essere svolte dai soggetti proponenti, tramite la piattaforma informatica del Soggetto gestore, a partire dalle ore 10.00 del 10 ottobre.

Vuoi accedere al Bando?

Prenota un appuntamento con i consulenti di IBS Consulting, siamo da anni al servizio delle aziende Bresciane e Lombarde per agevolare l’accesso ai servizi di Finanza Agevolata. Ti basterà compilare molto semplicemente il form di contatto qui sotto per richiedere il tuo primo appuntamento conoscitivo. Scrivici e non farti scappare questa importante opportunità.