Massimo Gravaglia, viceministro dell’Economia, annuncia l’intenzione di eliminare l’obbligo dei revisori o del collegio sindacale nelle Srl di minori dimensioni.

Durante la conferenza stampa alla Camera sulla pace fiscale, Massimo Gravaglia ha espresso l’intenzione di del Governo di intervenire sull’obbligo di dotare di un collegio dei revisori le “aziende piccole piccole”

La scelta è ricaduta sul fatto di non incrementare il numero dei fallimento.

Perché è chiaro che tutte le volte che sindaco o revisore segnaleranno la presenza di un possibile stato di crisi le banche chiederebbero l’immediato rientro del fido mettendo le aziende in difficoltà ancora maggiori.

Il collegio sindacale infatti è reso obbligatorio in più di 175 mila piccole srl, con l’abbassamento delle soglie dimensionali al di sopra delle quali scatterebbe la nomina dell’organo di controllo, contenuta nel dlgs di riforma delle procedure concorsuali, si è già discusso nelle commissioni parlamentari, particolarmente dopo i rilievi del Consiglio di Stato

I nuovi organi di controllo dovrebbero entrare a regime nel 2020. Tuttavia ora dal ministero dell’Economia viene la possibilità di un ulteriore intervento del governo su Srl e cooperative proprio in materia di adeguamento dei propri statuti e per procedere alla nomina dell’organo di controllo e/o del revisore.

Organi di controllo Srl

Se tale vincolo, infatti, viene meno qualora i parametri economici (fatturato, attivo di bilancio, dipendenti) risultino inferiori alla soglia di legge per tre esercizi consecutivi, resta anche il fatto che è stato attribuito un ruolo attivo al conservatore del registro delle imprese.

Qualora, riscontrato il superamento delle soglie, l’assemblea non provveda a nominare entro 30 giorni dall’approvazione del bilancio l’organo di controllo o il revisore, il conservatore deve segnalare tale circostanza al tribunale (oltre alla possibilità per qualunque altro soggetto interessato di richiedere al magistrato la nomina d’ufficio).

Con questa iniziativa il Governo intende quindi semplificare i nuovi obblighi per le Srl preveista dal Codice della Crisi d’Impresa.

In base all’attuale formulazione della norma (in vigore a regime da agosto 2020), l’obbligo scatta quando per due anni consecutivi viene superato almeno uno dei seguenti limiti:

  • 2 milioni di euro di attivo stato patrimoniale (dai precedenti 8,8 milioni);
  • 2 milioni di euro di ricavi (dai precedenti 4,4 milioni);
  • 10 dipendenti occupati in media durante l’esercizio (dai precedenti 50).

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Dopo la recente proroga del credito d’imposta per la ricerca e lo sviluppo è stato recentemente inserito un credito d’imposta per la partecipazione di PMI a fiere internazionali

Obiettivo del Credito d’imposta

Il credito d’imposta ha il fine di migliorare il livello e la qualità di internazionalizzazione delle PMI italiane.

La misura riconosce, alle imprese esistenti alla data del 1° gennaio 2019 e per il periodo d’imposta in corso alla data di entrata in vigore del presente decreto, un credito d’imposta nella misura del 30 per cento delle spese fino ad un massimo di 60.000 euro.

Il credito d’imposta è riconosciuto fino all’esaurimento dell’importo massimo pari a 5 milioni per l’anno 2020.

Credito d'imposta per PMI a Fiere Internazionali
Nuove opportunità per le PMI che decidono di partecipare a Fiere Internazionali grazie al Credito d’Imposta

Spese ammissibili

Il credito d’imposta è riconosciuto per le spese di partecipazione a manifestazioni fieristiche internazionali di settore che si svolgono all’estero, tra cui rientrano:

  • relativamente alle spese per l’affitto degli spazi espositivi;
  • per l’allestimento dei medesimi spazi;
  • per le attività pubblicitarie,
  • di promozione e di comunicazione connesse alla partecipazione.

Entro il 29 giugno dovrà essere emanato un apposito decreto attuativo, da parte del ministro dello Sviluppo Economico di concerto con il ministro dell’Economia e delle Finanze, che chiarisca la tipologia di spesa, le procedure per l’ammissione al beneficio, l’elenco delle manifestazioni fieristiche internazionali di settore per cui è ammesso il credito d’imposta e le procedure di recupero in caso di utilizzo illegittimo del credito stesso.

Continua a seguire il nostro Blog così da essere sempre informato sugli sviluppi del Credito d’Imposta per la partecipazione delle Piccole e Medie Industrie a Fiere Internazionali.

Credito d'imposta per PMI a Fiere Internazionali
Aumentare la presenza nelle fiere internazionali delle PMI grazie al Credito di Imposta

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Ricerca e innovazione: Regione Lombardia lancia una Call da 70 milioni

Regione Lombardia ha stanziato 70 milioni di euro per la “Call Hub Ricerca e Innovazione”. L’obiettivo dell’intervento è il sostegno di progetti strategici di ricerca, sviluppo e innovazione in grado di potenziare gli “ecosistemi lombardi della ricerca e dell’innovazione quali hub territoriali della conoscenza, della ricerca e dell’innovazione a proiezione internazionale”.

La Call prosegue l’attuazione della Legge Regionale 29/2016 “Lombardia è ricerca e Innovazione”, il cui obiettivo di lungo termine è il sostegno delle forme di open innovation e la massimizzazione delle opportunità di crescita delle imprese attraverso il confronto collaborativo con risorse esterne, startup, centri di ricerca, università, amministrazioni pubbliche. All’interno di questo contesto, la misura interviene a sostegno dello sviluppo di fattori abilitanti per rafforzare la capacità innovativa del territorio, le infrastrutture della ricerca e innovazione, e favorire la maturazione tecnologica e il trasferimento tecnologico e delle conoscenze.

La struttura della call richiama quella che ha visto il successo degli Accordi per la Ricerca. L’obiettivo è infatti lo stesso: promuovere sinergie lungo tutta la filiera, pubblica e privata, e indurre effetti positivi su tutto il mondo produttivo.

Come riporta Innovation Post, infatti, Fabrizio Sala, vice presidente e assessore, ha commentato:

“È un bando innovativo che aprirà a gennaio e si chiuderà a fine marzo, poi andrà in negoziazione e il termine massimo per l’avvio dei progetti è a 30 mesi. Premiamo le eccellenze, le idee che abbiamo nelle università, nei Centri di ricerca e nelle aziende in linea con la nostra impostazione che vede in primo piano il trasferimento tecnologico”

Soggetti ammissibili

Possono accedere alla Call Partnernariati formalizzati attraverso uno specifico Accordo di collaborazione e composti da minimo 3 e massimo 8 soggetti, autonomi tra loro, di cui almeno una PMI e un organismo di ricerca/università.

Interventi ammissibili

Per essere ammissibili alla Call i progetti dovranno afferire ad una delle 7 aree di Specializzazione della S3 (AdS) o nel driver trasversale di sviluppo: smart cities and communities. E cioè le seguenti: Aerospazio, Agroalimentare, Eco-industria. Industrie creative e culturali, Industria della Salute, Manifatturiero Avanzato, Mobilità sostenibile.

Spese Ammissibili

Sono ammissibili le spese previste dall’art. 25 del Reg. (UE) 651/2014. E cioè le seguenti: Spese di personale, Costi relativi a strumentazione e attrezzature nella misura e per il periodo in cui sono utilizzati per il progetto; Costi relativi agli immobili nella misura e per il periodo in cui sono utilizzati per il progetto, con un massimale del 15% del costo complessivo del progetto; Costi per la ricerca contrattuale, le conoscenze e i brevetti acquisiti o ottenuti in licenza da fonti esterne alle normali condizioni di mercato, nonché costi per i servizi di consulenza e servizi equivalenti utilizzati esclusivamente ai fini del progetto; Costi indiretti, massimo 15% delle spese di personale.

Fino a 5 milioni per ogni progetto

Ciascun partnerariato e, quindi, ciascun progetto potrà ricevere un’agevolazione fino a un massimo di 5 milioni di euro. Al contempo il vantaggio potrà avere un’intensità massima pari al 60% delle spese ammesse per le piccole imprese, al 50% per le Medie e al 40% per le Grandi Imprese e gli organismi di ricerca.

Qui la scheda sintetica della misura.

Contattaci per saperne di più e prepararti fin da ora alla presentazione del progetto

Assemblea delle PMI europee a Graz, presentato il rapporto della Commissione Europea

Si è tenuta dal 19 al 21 novembre a Graz, in Austria, l’Assemblea annuale delle PMI europee. L’Assemblea rappresenta l’evento più significativo per le piccole e medie imprese in Europa e si svolge sempre una volta all’anno durante la Settimana europea delle PMI, una campagna paneuropea coordinata dalla Commissione che mira a promuovere l’imprenditorialità in Europa e ad aiutare gli imprenditori esistenti a trovare informazioni sulle forme di sostegno disponibili e cerca di incoraggiare un maggior numero di persone ad avviare una propria impresa.

L’evento, organizzato e promosso nel quadro del semestre di Presidenza Austriaca dell’Unione europea, ha visto anche la partecipazione del Commissario europeo per il bilancio e le risorse umane Oettinger.

Il Commissario ha affermato che l’Ue intende continuare a offrire un forte sostegno alle PMI, che rappresentano la spina dorsale dell’economia europea al fine di supportarle nella creazione di nuove opportunità di crescita e di lavoro per i cittadini europei.

Oettinger ha inoltre ribadito come nella proposta per il prossimo quadro finanziario pluriennale siano stati stanziati 4 miliardi di euro per consentire alle PMI europee di trarre pieno vantaggio dal mercato unico europeo. Ulteriori risorse per 2 miliardi di euro saranno inoltre impegnate ed erogate attraverso il Fondo InvestEU – di cui vi abbiamo già parlato in passato in un nostro articolo – che creerà ulteriori opportunità per le PMI.

In questa occasione la Commissione ha inoltre pubblicato la sua relazione annuale sulle Piccole e Medie Imprese europee.
La relazione annuale fornisce una sintesi delle dimensioni, della struttura e dell’importanza delle PMI per l’economia europea e una panoramica dei risultati passati e previsti delle PMI dal 2008 al 2019. Sono inclusi anche degli studi comparativi con i paesi partner al di fuori dell’UE e con il settore delle grandi imprese.

Secondo quanto emerge dalla relazione, la ripresa delle Piccole e Medie Imprese europee continua e il loro contributo alla crescita economica e dell’occupazione è superiore a quanto previsto.

Il mercato europeo rimane il mercato chiave per le PMI: l’80% di quelle esportatrici ha venduto i propri prodotti all’interno dell’UE, mentre meno della metà ha venduto a mercati al di fuori dell’UE e poco più di un quarto ha fatto entrambe le cose. Le esportazioni di beni delle PMI sono aumentate del 20% dal 2012.

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Nel Documento Programmatico di Bilancio, inviato la scorsa settimana dal Ministro dell’Economia Giovanni Tria a Bruxelles, è scritto chiaramente che l’Iper Ammortamento sarà rinnovato ma con un importante adeguamento al ribasso, passando dall’attuale 250% al 175%. 

Nella Tabella III (denominata “Misure Discrezionali Adottate Dalle Amministrazioni Pubbliche”) del documento redatto dal governo, di cui si discute da giorni e che ha provocato la replica delle istituzioni europee, a cui peraltro non si è fatta attendere la controreplica dell’esecutivo italiano, inviata proprio oggi, compare infatti il rinnovo di una delle agevolazioni chiave del Piano Industria 4.0, sicuramente la più apprezzata.

Presentata come “Proroga del bonus fiscale sugli ammortamenti connessi agli investimenti in macchinari e attrezzature effettuati nel 2019 per contribuire al rinnovamento del capitale produttivo delle imprese, con alcune modifiche nell’entità”, la misura consiste in realtà di un allungamento di un anno e di una sostanziale riduzione dell’incentivo: si tratterà infatti di “proroga con riduzione per il 2019 del regime dell’Iper ammortamento (175% + 120% software)”. 

Secondo le indicazioni contenute nel documento, anche il Super Ammortamento cambierà in modo abbastanza sostanziale: la misura prevista non è infatti il Super Ammortamento che ha caratterizzato il Piano Impresa 4.0 fino ad oggi, ma una maggiorazione dell’ammortamento dei beni immateriali previsti nell’Allegato B. 

A compensare la riduzione dell’entità di Super e Iper Ammortamento arriva la Mini Ires: dal 2019, le aziende che assumeranno lavoratori potranno sfruttare un regime agevolato che riduce l’aliquota IRES dal 24% al 15%, per la quota di utili reinvestita in beni strumentali nuovi e in una nuova occupazione. 

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I dati dell’ultimo Osservatorio MECSPE sul primo semestre del 2018 confermano che il settore manifatturiero italiano si sta trasformando profondamente grazie alla svolta digitale, evolvendo in chiave 4.0.

Il report evidenzia, infatti, che negli ultimi anni il processo di digitalizzazione ha coinvolto oltre 6 aziende su 10, in un panorama che vede digitalizzata quasi la metà delle imprese (47,4%), interamente (37,8%) o anche solo in alcuni nodi (9,6%).

L’87,6% degli imprenditori intervistati ritiene di avere un livello di conoscenza medio-alto rispetto alle opportunità tecnologiche e digitali sul mercato, mentre il 21,2% afferma che investirà nel 2018 tra il 10% e il 20% del proprio fatturato in ricerca e innovazione.

Il trend degli investimenti

Gli imprenditori confermano le intenzioni di investimento nelle nuove tecnologie abilitanti, già in larga parte adottate dalle PMI della meccanica e della subfornitura, che fino ad oggi hanno investito in sicurezza informatica (89,2%), connettività (79,7%), cloud computing (67,1%), robotica collaborativa (35,4%), simulazione (31%), big data (29,1%), produzione additiva (28,5%) l’Internet of Things (27,8%). La realtà aumentata è stata privilegiata dal 15,2%, così come i materiali intelligenti, mentre le nanotecnologie dal 7%.

L’importanza delle tecnologie nel processo di trasformazione digitale non mette in secondo piano la centralità del capitale umano: oltre la metà del campione (54,8%), infatti, ritiene che le persone abbiano sempre un ruolo fondamentale nei processi e che siano il vero driver del cambiamento. Per il 36%, invece, fondamentali sono le tecnologie ma solo se supportate da un’adeguata preparazione professionale.

Maruska Sabato, Project Manager di MECSPE, commenta così la situazione: “Questo trend – il fatto che quasi 9 aziende su 10 si dicano disposte a investire nei prossimi anni nella trasformazione della loro impresa in una Fabbrica Intelligente ndr – indica grande attenzione e forte interesse nei confronti delle tecnologie abilitanti, percepite oramai in maniera diffusa come un utile strumento per migliorare sistemi e processi produttivi. La sfida che bisogna affrontare adesso è quella della formazione: occorre aumentare il livello di competenze digitali di tutti gli operatori del manifatturiero, affinché si possano cogliere, nel più efficace dei modi, le opportunità offerte dalla tecnologia”.

Le nuove figure professionali

Tra gli effetti positivi attesi di questa situazione, il 63,2% prevede che la trasformazione digitale porti fino al 15% di aumento dei ricavi, mentre il 71,2% prospetta lo stesso risultato per ciò che riguarda la riduzione dei costi.

Ma quali sono le figure professionali che stimoleranno e guideranno il processo di innovazione in azienda, rendendo possibili i risultati attesi? Per il 37,2% del campione intervistato, il driver principale del cambiamento sarà l’imprenditore. A seguire, il Direttore o il responsabile IT per il 14,9%, il Direttore tecnico per l’8,1%, il Direttore R&D per il 6,1%.

Saranno queste le figure principali fondamentali per superare la resistenza e il freno il freno al cambiamento che gli intervistati attribuiscono per il 46,2% all’incertezza del rapporto tra investimenti e benefici, all’arretratezza delle imprese con cui si collabora per il 43,1%, e che il 29,2% motiva con la mancanza di competenze interne.

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IFRS 16 è il nuovo principio contabile internazionale che sostituirà completamente quanto fino ad ora disciplinato dallo IAS 17 per il leasing.

Pubblicato sul portale IASB (International Accounting Board) il 13 gennaio 2016, entrerà in vigore ufficialmente il 1 gennaio 2019. È già possibile adottarlo, dall’inizio di quest’anno, a condizione che al contempo sia adottato anche il Principio IFRS 15, che si occupa invece dei ricavi dai contratti con i clienti.

Che novità introduce il principio IFRS 16?

La novità più importante del nuovo principio contabile IFRS 16 è che si supera la differenziazione tra leasing finanziario e operativo mentre viene introdotta una nuova distinzione: quella tra contratto di leasing e contratto di servizi. 

Questa dipende dal concetto di “diritto di uso”, cioè il diritto a utilizzare il bene. Si parla infatti di contratto di leasing solo quando il locatario abbia sia il controllo che l’identificazione del bene, cioè l’impossibilità da parte del locatore di sostituire il bene.

Se, invece, il locatore (proprietario originario del bene) rimane titolare del diritto di sostituire il bene – se cioè, non c’è la diretta identificazione del bene oggetto nel contratto – il locatario non risulta pienamente titolare del diritto di uso, e il contratto si configura come contratto di servizio. 

Dunque, il nuovo principio stabilisce che si parli di contratti di leasing solo nel caso in cui vi siano contenutamente il controllo e l’identificazione. Altrimenti si parla di contratto di servizi. 

La distinzione ha, naturalmente, ripercussioni sulla contabilizzazione. Il principio IFRS 16 prevede infatti un contratto di leasing sia contabilizzato, indicando: 

  • il valore dell’asset nell’attivo dello stato patrimoniale;
  • il valore attuale dei canoni nel passivo dello stato patrimoniale;
  • la quota di ammortamento del right of use basata sulla durata del contratto o sulla vita utile del diritto nel conto economico. 

Nel caso in cui il contratto sia inferiore ai 12 mesi o qualora il valore dell’asset sia di poco conto ci si troverà in caso di esonero e non sarà necessario applicare le regole del principio IFRS 16. 

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Che cos’è L4MS?

Il programma Logistics for Manufacturing SMEs (L4MS) ha lanciato il suo primo invito a presentare proposte per la realizzazione di esperimenti applicativi (AEs) di automatizzazione logistica nelle PMI e mid-cap manifatturiere.

L4MS è un progetto lanciato nel contesto del partenariato pubblico-privato per le Fabbriche del Futuro (EFFRA). Il progetto si propone di avviare un programma di accelerazione per le PMI e le mid-cap manifatturiere europee per supportarle nell’automatizzare i processi logistici interni agli impianti produttivi.

Il programma offre uno sportello unico per ottenere tutti i servizi tecnici e non tecnici di cui le imprese hanno bisogno. L’obiettivo del programma è quello di individuare soluzioni economiche ed efficaci di automatizzazione della logistica interna, che siano alla portata delle PMI e delle mid-cap. L4MS mira quindi a sbloccare il potenziale di innovazione dell’industria manifatturiera europea affrontando le sfide logistiche intra-fabbrica e fornendo un ecosistema integrato e paneuropeo per affrontare queste sfide.

Quali strumenti mette a disposizione L4MS?

L4MS mette a disposizione una virtualizzazione completa dell’automazione logistica attraverso l’uso della piattaforma Open Platform for Innovations in Logistics (OPIL) in combinazione con un simulatore di fabbrica 3D al fine di consentire l’implementazione economica di soluzioni logistiche eccezionalmente piccole e flessibili che non richiedono cambiamenti infrastrutturali, nessun fermo macchina e nessuna esperienza interna, rendendo quindi gli investimenti nell’automazione logistica interessanti e accessibili per le PMI manifatturiere.

Quale supporto attraverso il bando pubblicato?

L’invito aperto pubblicato mira a convalidare la rapida ed economica implementazione di robot mobili nelle PMI e mid-cap del settore manifatturiero.
Gli esperimenti applicativi dimostreranno il valore della soluzione nel ridurre i tempi e i costi di installazione, implementazione e configurazione e saranno condotti utilizzando strumenti per i quali L4MS offrirà licenze gratuite e una guida completa.

Le proposte dovrebbero riguardare l’implementazione di piccole soluzioni di automazione logistica che affrontino gli ostacoli incontrati dalle PMI manifatturiere quali, ad esempio:
• Soluzioni logistiche completamente automatizzate end-to-end;
• Soluzioni logistiche automatizzate ibride (collaborazione uomo-robot);
• Soluzioni logistiche automatizzate altamente configurabili;
• Soluzioni logistiche multi-vendor.

Per ciascun esperimento applicativo è disponibile un budget fino a 250.000 euro.

La deadline per presentare proposte di partecipazione agli esperimenti applicativi è il 30 novembre 2018.
Per ulteriori informazioni e presentare domanda di partecipazione, visitare la pagina disponibile qui.

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In italiano si traduce come “catena di blocchi”, ma cosa è e a cosa serve davvero la blockchain?

La blockchain non è solo la tecnologia alla base di bitcoin e criptovalute; ma è un processo che ha potenzialità molto più ampie, utile ogni volta che è necessario gestire transazioni e trasmissione di informazioni riservate in maniera sicura e di farlo eliminando la necessità di una gestione centralizzata. 

Ha grandi potenzialità, anche se secondo alcuni esperti ci sono ancora alcune questioni aperte relative all’affidabilità. Come commenta Ferdinando Ametrano, professore di Bitcoin and Blockchain Technology di Milano Bicocca e Politecnico di Milano, sul palco di Cerved Next, infatti, nonostante le opportunità aperte dal cambio di paradigma,

«l’affidabilità del registro pubblico è un problema ancora aperto, risolto fondamentalmente solo per i bitcoin».

Come funziona blockchain nel caso dei bitcoin?

Nel caso dei bitcoin, la criptovaluta per eccellenza, è la relazione peer to peer che regola le transazioni connettendo i blocchi della catena a rendere il protocollo sicuro e funzionante. Un protocollo di convalida è infatti necessario per aggiungere un nuovo blocco alla catena ed ogni blocco, costituito da un gruppo di transazioni più recenti, contiene un puntatore che lo collega al blocco precedente e condivide il registro di tutte le informazioni.

Quanto è sicura la blockchain?

Ciò che rende sicura la tecnologia blockchain è il fatto che i dati presenti in un blocco non possono essere modificati retroattivamente senza che siano modificati anche i blocchi successivi, cosa che non può avvenire senza il consenso della rete.  In realtà, la vera forza della blockchain corrisponde al principio peer to peer e al registro condiviso. Naturalmente, come notano gli esperti, questo è anche una delle principali potenziali criticità: per risolvere la questione, nel caso dei bitcoin è stato inserito un incentivo in modo che i nodi della rete siano onesti e affidabili. 

Se l’estrazione di bitcoin era inizialmente possibile anche a normali pc, oggi i nodi possono essere risolti da centri di calcolo specializzati. Infatti l’emissione di nuovi bitcoin ha remunerato in modo crescente i miner, che hanno investito in sistemi di calcolo sempre più potenti e complessi, che hanno reso il network più sicuro, e accresciuto il valore della cripto-valuta. 

Blockchain: a chi può essere utile?

Come può intuire anche chi non è esperto di criptovalute, la tecnologia Blockchain ha grandi potenzialità ogni volta che in gioco è la necessità di trasferire informazioni in modo sicuro. In particolare, la rivoluzione consiste nel fatto che la sicurezza non è garantita da un organo centrale riconosciuto, che funziona da autorità, dal fatto che non esiste alcuna barriera di ingresso e alcun meccanismo di sicurezza centralizzato, ma che la sicurezza è diffusa e distribuita tra tutti gli attori della rete. Per questo, nonostante non manchino questioni relative alle garanzie dei protocolli di sicurezza, la tecnologia ha diverse potenzialità in molti settori.

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Buone notizie per l’impresa italiana: dall’analisi dei Bilanci 2017 realizzata da Cerved emerge un quadro in generale miglioramento per le aziende italiane, con una crescita dei più importanti indici di bilancio. 

L’analisi effettuata da Cerved su 150 mila bilanci 2017, presentati a giugno 2018, evidenzia che:

«nel 2017 è proseguito il miglioramento dei bilanci delle imprese italiane, sia sul fronte dei conti economici che sul fronte della sostenibilità finanziaria». 

L’osservatorio Bilanci 2017 di Cerved, infatti, mostra una netta accelerazione dei fatturati che sono cresciuti a tassi record per gli ultimi 10 anni (+4,3% rispetto al +2,3% del 2016), con una redditività netta che è tornata ai livelli che precedevano la crisi economica. Ha acquisito, inoltre, un ulteriore slancio positivo il processo di rafforzamento finanziario delle aziende, con una migliore sostenibilità dei debiti finanziari.

Sono state le imprese che operano nell’industria a mettere a segno i risultati migliori per ciò che riguarda i ricavi, con un tasso di crescita che si attesta al +5,9%. Miglioramenti più contenuti, anche se positivi, per le società che operano nelle costruzioni e nel terziario (+3,4%). Nonostante l’aumento dei ricavi, tuttavia i dati relativi al valore aggiunto evidenziano un leggero rallentamento (+4,2% rispetto al +4,8% dell’anno precedente), dovuto in gran parte al rialzo dei costi esterni, materie prime in particolare. 

Sempre lo stesso report evidenzia poi altri due aspetti decisivi per comprendere lo stato di salute delle imprese italiane: da una parte, forse l’elemento più importante, la redditività netta ha proseguito il suo recupero e, anche grazie all’andamento favorevole degli oneri finanziari, ha raggiunto livelli precedenti alla crisi economica. Il ROE, l’indiche che monitora il ritorno sul capitale investito, si attesta infatti al di sopra del livello del 2007 (9,9% rispetto al 9,7%). D’altra parte, è migliorata anche la sostenibilità dei debiti finanziari. 

La situazione del credito

Il report sottolinea che, in generale, l’ammontare dei debiti finanziari nei bilanci delle imprese aumenta del 1,7%, anche se ciò riguarda soltanto le imprese medio-grandi, mentre per le PMI continua la situazione di credit crunch. Nonostante ciò, il maggiore rigore nel concedere i crediti da parte degli istituti ha migliorato gli indici di sostenibilità e reso più solidi i bilanci delle imprese. Il costo medio del debito è infatti sceso al 2.8%.

Si tratta, in sintesi, di risultati importanti, che ribadiscono lo stato di salute crescente delle aziende italiana. 

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