Massimo Gravaglia, viceministro dell’Economia, annuncia l’intenzione di eliminare l’obbligo dei revisori o del collegio sindacale nelle Srl di minori dimensioni.

Durante la conferenza stampa alla Camera sulla pace fiscale, Massimo Gravaglia ha espresso l’intenzione di del Governo di intervenire sull’obbligo di dotare di un collegio dei revisori le “aziende piccole piccole”

La scelta è ricaduta sul fatto di non incrementare il numero dei fallimento.

Perché è chiaro che tutte le volte che sindaco o revisore segnaleranno la presenza di un possibile stato di crisi le banche chiederebbero l’immediato rientro del fido mettendo le aziende in difficoltà ancora maggiori.

Il collegio sindacale infatti è reso obbligatorio in più di 175 mila piccole srl, con l’abbassamento delle soglie dimensionali al di sopra delle quali scatterebbe la nomina dell’organo di controllo, contenuta nel dlgs di riforma delle procedure concorsuali, si è già discusso nelle commissioni parlamentari, particolarmente dopo i rilievi del Consiglio di Stato

I nuovi organi di controllo dovrebbero entrare a regime nel 2020. Tuttavia ora dal ministero dell’Economia viene la possibilità di un ulteriore intervento del governo su Srl e cooperative proprio in materia di adeguamento dei propri statuti e per procedere alla nomina dell’organo di controllo e/o del revisore.

Organi di controllo Srl

Se tale vincolo, infatti, viene meno qualora i parametri economici (fatturato, attivo di bilancio, dipendenti) risultino inferiori alla soglia di legge per tre esercizi consecutivi, resta anche il fatto che è stato attribuito un ruolo attivo al conservatore del registro delle imprese.

Qualora, riscontrato il superamento delle soglie, l’assemblea non provveda a nominare entro 30 giorni dall’approvazione del bilancio l’organo di controllo o il revisore, il conservatore deve segnalare tale circostanza al tribunale (oltre alla possibilità per qualunque altro soggetto interessato di richiedere al magistrato la nomina d’ufficio).

Con questa iniziativa il Governo intende quindi semplificare i nuovi obblighi per le Srl preveista dal Codice della Crisi d’Impresa.

In base all’attuale formulazione della norma (in vigore a regime da agosto 2020), l’obbligo scatta quando per due anni consecutivi viene superato almeno uno dei seguenti limiti:

  • 2 milioni di euro di attivo stato patrimoniale (dai precedenti 8,8 milioni);
  • 2 milioni di euro di ricavi (dai precedenti 4,4 milioni);
  • 10 dipendenti occupati in media durante l’esercizio (dai precedenti 50).

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Segnale positivo dal mercato italiano che chiude il primo trimestre 2017 con un calo del 16,8% dei fallimenti delle imprese italiane rispetto a quelli all’anno precedente confermando così il consolidamento dell’inversione di tendenza emerso nel corso del 2016.  Questo è quanto si legge dall’ultimo aggiornamento dell’Analisi dei fallimenti in Italia realizzata da CRIBIS, la società del Gruppo CRIF specializzata nella business information. “Nonostante queste buone notizie il confronto con il 2009 rimane ancora critico” commenta Marco Preti, AD di CRIBS: “Dal 2009 ad oggi infatti la percentuale dei fallimenti è cresciuta del 36,3%, del 10,9% rispetto al 2010. Dati, questi ultimi, che devono servire a far riflettere su quanto si possa ancora migliorare e sul fatto che le imprese debbano mettere in campo attente strategie per lasciarsi alle spalle le difficoltà economiche”.

Dall’analisi è emerso che il settore maggiormente in crisi si conferma essere quello del commercio con 1.020 fallimenti, seguito a ruota dal comparto dell’industria con 759 casi complessivi, da quello dell’edilizia con 611 casi e da quello dei servizi con 210 casi.

A livello nazionale, la distribuzione sul territorio dei fallimenti appare direttamente proporzionale alla densità di imprese attive nelle diverse aree del Paese con la Lombardia in testa alla classifica (641 casi), seguita da Lazio (386 casi) e Campania (275 casi).

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