Ricerca e innovazione: Regione Lombardia lancia una Call da 70 milioni

Regione Lombardia ha stanziato 70 milioni di euro per la “Call Hub Ricerca e Innovazione”. L’obiettivo dell’intervento è il sostegno di progetti strategici di ricerca, sviluppo e innovazione in grado di potenziare gli “ecosistemi lombardi della ricerca e dell’innovazione quali hub territoriali della conoscenza, della ricerca e dell’innovazione a proiezione internazionale”.

La Call prosegue l’attuazione della Legge Regionale 29/2016 “Lombardia è ricerca e Innovazione”, il cui obiettivo di lungo termine è il sostegno delle forme di open innovation e la massimizzazione delle opportunità di crescita delle imprese attraverso il confronto collaborativo con risorse esterne, startup, centri di ricerca, università, amministrazioni pubbliche. All’interno di questo contesto, la misura interviene a sostegno dello sviluppo di fattori abilitanti per rafforzare la capacità innovativa del territorio, le infrastrutture della ricerca e innovazione, e favorire la maturazione tecnologica e il trasferimento tecnologico e delle conoscenze.

La struttura della call richiama quella che ha visto il successo degli Accordi per la Ricerca. L’obiettivo è infatti lo stesso: promuovere sinergie lungo tutta la filiera, pubblica e privata, e indurre effetti positivi su tutto il mondo produttivo.

Come riporta Innovation Post, infatti, Fabrizio Sala, vice presidente e assessore, ha commentato:

“È un bando innovativo che aprirà a gennaio e si chiuderà a fine marzo, poi andrà in negoziazione e il termine massimo per l’avvio dei progetti è a 30 mesi. Premiamo le eccellenze, le idee che abbiamo nelle università, nei Centri di ricerca e nelle aziende in linea con la nostra impostazione che vede in primo piano il trasferimento tecnologico”

Soggetti ammissibili

Possono accedere alla Call Partnernariati formalizzati attraverso uno specifico Accordo di collaborazione e composti da minimo 3 e massimo 8 soggetti, autonomi tra loro, di cui almeno una PMI e un organismo di ricerca/università.

Interventi ammissibili

Per essere ammissibili alla Call i progetti dovranno afferire ad una delle 7 aree di Specializzazione della S3 (AdS) o nel driver trasversale di sviluppo: smart cities and communities. E cioè le seguenti: Aerospazio, Agroalimentare, Eco-industria. Industrie creative e culturali, Industria della Salute, Manifatturiero Avanzato, Mobilità sostenibile.

Spese Ammissibili

Sono ammissibili le spese previste dall’art. 25 del Reg. (UE) 651/2014. E cioè le seguenti: Spese di personale, Costi relativi a strumentazione e attrezzature nella misura e per il periodo in cui sono utilizzati per il progetto; Costi relativi agli immobili nella misura e per il periodo in cui sono utilizzati per il progetto, con un massimale del 15% del costo complessivo del progetto; Costi per la ricerca contrattuale, le conoscenze e i brevetti acquisiti o ottenuti in licenza da fonti esterne alle normali condizioni di mercato, nonché costi per i servizi di consulenza e servizi equivalenti utilizzati esclusivamente ai fini del progetto; Costi indiretti, massimo 15% delle spese di personale.

Fino a 5 milioni per ogni progetto

Ciascun partnerariato e, quindi, ciascun progetto potrà ricevere un’agevolazione fino a un massimo di 5 milioni di euro. Al contempo il vantaggio potrà avere un’intensità massima pari al 60% delle spese ammesse per le piccole imprese, al 50% per le Medie e al 40% per le Grandi Imprese e gli organismi di ricerca.

Qui la scheda sintetica della misura.

Contattaci per saperne di più e prepararti fin da ora alla presentazione del progetto

Ecco gli strumenti a disposizione degli istituti di credito per valutare le imprese

Prima di concedere un credito – che sia di natura commerciale, bancaria o finanziaria – qualsiasi istituto finanziario o banca valutano accuratamente il rischio a cui si stanno esponendo prestando denaro a un’azienda o a un’attività commerciale.

Per valutare l’affidabilità di un’impresa e misurare il rischio di mancato pagamento o di insolvenza, l’istituto creditore ha a disposizione in particolare due strumenti: lo score e il rating.

Score

Lo score è un’analisi automatica che utilizza modelli statistici in grado di elaborare diverse informazioni storiche sull’impresa: a partire dai bilanci depositati, dalle valutazioni sul settore di appartenenza dell’azienda e delle abitudini di pagamento, il modello elabora uno score, cioè un punteggio, indicativo della probabilità che l’impresa non rispetti un pagamento.

Lo score è dunque il risultato di un’analisi quantitativa che, attraverso una scala generalmente orientata da 1 a 10, scatta un’istantanea della possibilità di ritardo nei pagamenti o di vera e propria insolvenza da parte dell’azienda.

Rating

Il rating è un’altra misurazione a disposizione degli istituti di credito sul rischio di insolvenza. A differenza dello score, il rating integra gli aspetti quantitativi con la valutazione qualitativa effettuata da analisti specializzati, che raccolgono dati ulteriori rispetto a quelli valutati dallo score, tra cui, ad esempio, il business plan, contratti, piani di finanziamento e investimenti, prospetto della centrale rischi. L’analisi produce un indice alfanumerico che inserisce l’azienda in diversi range indicativi della probabilità di default dell’impresa.

Se dunque lo score rappresenta un’analisi quantitativa sostanzialmente orientata al passato, il rating include un’analisi qualitativa che, sulla base di ulteriori informazioni a disposizione degli analisti, può integrare e correggere la valutazione quantitativa.

Richiedi l’Analisi del rischio

Score e Rating non sono analisi ad esclusiva disposizione degli istituti di credito, IBS Consulting & ACF dispone degli strumenti necessari per effettuare queste valutazioni. È necessario per le imprese conoscere e monitorare il proprio livello di rischio, in modo da ottimizzare la relazione con il sistema finanziario e valutare la propria forza commerciale.

Contattaci e un nostro esperto saprà guidarti per effettuare l’Analisi del Rischio

A un anno dal lancio della European Battery Alliance (EBA), il piano d’azione della Commissione è in fase di implementazione. Il piano d’azione strategico per le batterie è stato elaborato sulla base di discussioni con le principali parti interessate del settore industriale, gli Stati membri e la Banca europea per gli investimenti. Esso si rivolge a tutte le attività che possono supportare gli Stati membri, le regioni e l’industria europea nella realizzazione di progetti di produzione di pile competitive, innovative e sostenibili nell’UE.

I primi impianti pilota di produzione sono in costruzione e ulteriori progetti verranno avviati al fine di far raggiungere all’UE una posizione avanzata nel settore strategico dell’innovazione e della produzione di batterie.

Qual è l’importanza strategica del settore delle batterie per l’industria europea?

Le batterie saranno essenziali per l’industria automobilistica del XXI secolo come lo sono stati i motori a combustione nel XX secolo. Se l’UE vuole mantenere la sua leadership nel settore automobilistico, ma anche nel settore dell’energia pulita e sostenibile, deve aumentare il suo grado di autonomia e indipendenza nello sviluppo e nella produzione di batterie.

Le attività implementate in questo contesto daranno inoltre impulso all’occupazione e alla crescita e stimoleranno ricerca ed innovazione anche in altri settori, contribuendo a preparare l’industria europea per gli impegni assunti dall’UE in materia di cambiamenti climatici nel contesto dell’accordo di Parigi.

Quali saranno le prossime azioni chiave dell’UE?

In questo quadro la Commissione europea sta portando avanti azioni chiave in diversi ambiti e dimensioni:

• Un nuovo quadro normativo – si sta conducendo uno studio preparatorio per un nuovo regolamento sulla progettazione ecocompatibile, che definirà i criteri di prestazione e sostenibilità che le pile dovranno soddisfare per essere immesse sul mercato dell’UE;

• Materie prime – è stato avviato un dialogo dalla Commissione con gli Stati membri al fine di sviluppare un quadro di insieme per la ricerca, l’estrazione e il riciclaggio delle materie prime per le batterie;

• Partenariati interregionali – sono stati avviati dei partenariati interregionali con il supporto del Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), tra cui uno guidato dalla Regione Lombardia sullo smaltimento e sul riutilizzo di batterie che mira creare una rete di impianti pilota per il riciclaggio.

Quali finanziamenti nel settore?

Horizon 2020

Il 24 gennaio 2019 si aprirà un bando, con un bilancio totale di 114 milioni di EUR, nel contesto del programma Horizon 2020 a sostegno degli obiettivi dell’Alleanza europea per le batterie.

Per il 2020 saranno inoltre pubblicati ulteriori topic per progetti relativi alle batterie con un bilancio totale di 70 milioni di euro.
Per il prossimo programma quadro di Ricerca ed Innovazione Horizon Europe si prevede inoltre la costituzione di un esteso partenariato sulle batterie.

Erasmus+

Nell’ambito del programma Erasmus+, il prossimo bando per proposte progettuali nel quadro delle Alleanze per le abilità settoriali sarà pubblicato alla fine di ottobre 2018. Questo nuovo invito riguarderà sei settori, comprese le “batterie per l’elettromobilità”. I progetti finanziati dovranno individuare i deficit e le future esigenze in termini di competenze per questo settore e lavoreranno sulla definizione di profili professionali e programmi di studio “fondamentali”, redigendo un piano d’azione da attuare a livello nazionale o regionale.

Quali progetti sono stati avviati?

Di seguito l’elenco non esaustivo dei progetti di produzione e degli investimenti annunciati nel contesto dell’implementazione del piano di azione della European Battery Alliance.

Materiali per batterie

Umicore ha annunciato un importante investimento in Polonia per la produzione di materiali catodici. L’impianto si baserà sulle tecnologie più avanzate e le consegne inizieranno alla fine del 2020;

BASF, attiva nel mercato dei materiali per batterie punta su una crescita del mercato delle batterie agli ioni di litio e prevede di aggiungere capacità produttive in Europa;

Solvay sta promuovendo attività di ricerca e sviluppo necessarie per batterie ad alta efficienza (sviluppo di elettroliti, separatori di elettrodi e separatori all’avanguardia) ed intendono costruire un impianto di produzione in Europa.

Celle di batterie

• Iniziati i lavori di costruzione di una linea di produzione dimostrativa nell’ambito di un progetto guidato dalla svedese Northvolt (con un prestito di 52,5 milioni di euro della BEI);

• Il gruppo BMW Group, Northvolt e Umicore ha costituito un consorzio tecnologico congiunto al fine di lavorare per il continuo sviluppo di una catena del valore completa e sostenibile per le celle delle batterie per i veicoli elettrici;

SAFT formerà un consorzio con Solvay, Umicore, Manz e altri attori per sviluppare e produrre celle per batterie a partire dalla tecnologia avanzata Li-ion e Li-ion a stato solido;

Siemens investirà sull’intera catena del valore per affrontare le sfide della produzione di batterie e sta implementando le prime linee di produzione pilota completamente automatizzate e digitalizzate in Europa.

Per ulteriori informazioni consultare la pagina web della European Battery Alliance disponibile qui.

Richiedi un incontro con i nostri specialisti

La Commissione europea propone il nuovo programma InvestEU

In vista del prossimo bilancio a lungo termine dell’UE, la Commissione ha proposto di istituire il programma InvestEU (attivo dal 2021 al 2027), che accorperà i finanziamenti dell’UE attualmente disponibili in un’unica struttura in grado di fornire prestiti e garanzie ai suoi beneficiari.

Attirando investimenti pubblici e privati, InvestEU potrebbe generare oltre 650 miliardi di euro di investimenti aggiuntivi in tutta l’UE in un periodo di 7 anni.

Il programma ricalcherà il modello rappresentato dal piano di investimenti per l’Europa, il FEIS. Con InvestEU, la Commissione intende stimolare l’occupazione, gli investimenti e l’innovazione in Europa, incentivando la trasparenza e la crescita del settore privato.

In accordo con quanto dichiarato dal Presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, grazie al piano di investimenti per l’Europa sono già stati mobilitati 290 miliardi di euro di investimenti e finanziate ben 635.000 piccole imprese. InvestEU mira inoltre a realizzare obiettivi quali la sostenibilità, l’eccellenza scientifica e l’inclusione sociale, dando agli Stati membri la possibilità di beneficiare dei fondi UE attraverso il fondo di garanzia.

Il Fondo InvestEU consisterà in un solo programma dotato di identità propria e requisiti coerenti, che verranno estesi a tutti i fruitori del sistema di finanziamento, inclusi gli intermediari finanziari. Infine, il carattere fortemente centralizzato del programma aiuterà a evitare le sovrapposizioni e agevolerà la cooperazione nello svolgimento delle attività di finanziamento e consulenza.

Tre strumenti faranno parte del programma InvestEU

1. Il Fondo InvestEU promuoverà gli investimenti sia pubblici che privati nell’UE per ovviare al calo di investimenti che ostacola la crescita in Europa. Il fondo permetterà di mobilitare investimenti pubblici e privati tramite una garanzia del bilancio dell’UE di 38 miliardi di euro, che sosterrà i progetti di investimento di partner finanziari quali la Banca europea per gli investimenti (BEI) e altri, accrescendone la capacità di rischio.

Il fondo consentirà anche di promuovere settori diversi in modo flessibile, ossia adattandosi alle diverse priorità politiche e condizioni di mercato.

InvestEU darà sostegno a quattro settori:

  • infrastrutture sostenibili;
  • ricerca, innovazione e digitalizzazione;
  • piccole e medie imprese;
  • investimenti sociali e competenze.

La BEI, in qualità di banca pubblica dell’UE, continuerà ad essere il partner finanziario principale della Commissione.

A essa potranno aggiungersi altre istituzioni finanziarie internazionali attive in Europa, quali la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (BERS), la Banca mondiale, la Banca del Consiglio d’Europa e le banche di promozione nazionali. In tal modo si potranno utilizzare al meglio le competenze locali, nazionali ed europee dei nostri partner finanziari.

Infine, il Fondo InvestEU aiuterà gli Stati membri nell’utilizzo dei fondi UE loro destinati, ad usufruire della garanzia dell’UE, rafforzando gli investimenti nazionali e regionali. Essi potranno aumentare la copertura della garanzia dell’UE convogliando fino al 5% dei fondi loro assegnati nel quadro della politica di coesione.

2. Il Polo di consulenza InvestEU integrerà i 13 diversi servizi di consulenza disponibili in un solo sportello di supporto e fornirà assistenza tecnica per favorire la preparazione, l’organizzazione e l’implementazione di progetti, prestando particolare attenzione allo sviluppo delle capacità.

Lo scopo è quello di stimolare la crescita del numero di beneficiari per nuovi segmenti di mercato, soprattutto nel caso in cui le dimensioni ridotte del singolo progetto facciano aumentare i costi di attuazione dello stesso.

Nelle sue attività di supporto tecnico, il polo di consulenza InvestEU prenderà in considerazione le specificità dei mercati negli Stati che usufruiscono del Fondo di coesione e aiuterà a creare un maggior numero di progetti. InvestEU si pone inoltre l’obiettivo di raggiungere un equilibrio geografico, recando vantaggio a tutti gli Stati membri senza distinzioni in termini di grandezza o sviluppo dei rispettivi mercati.

3. Il Portale dei progetti di investimento europei riunirà i più importanti investitori e promotori ed incentiverà lo sviluppo di progetti di investimento in tutta l’Unione Europea.

Il portale divulgherà una grande quantità di dati facilmente accessibili ed immediatamente utilizzabili, assicurando una forte visibilità ai progetti, e fornendo agli investitori nuove occasioni di investimento. A tale proposito, sarà istituito un comitato per consentire alla Commissione di rivolgersi ai propri partner finanziari e agli Stati membri nella fase iniziale di strutturazione dei progetti di investimento, di condividere dati e informazioni andando di pari passo con l’evoluzione dei mercati.

La Commissione dovrà accertare che i progetti proposti rispettino le norme dell’UE. Solo quelli che risultano conformi potranno passare alla fase successiva di verifica ed essere soggetti alla valutazione attenta di una squadra di progetto incaricata di assicurare il soddisfacimento dei criteri qualitativi e di due diligence.

Quali sono i requisiti di ammissibilità per i progetti?

Il regolamento finanziario stabilisce i requisiti di ammissibilità dei progetti: essi, innanzitutto, avranno bisogno dell’approvazione dell’UE; dovranno essere economicamente sostenibili e dovranno saper attrarre nuovi investitori, idealmente anche privati; dovranno inoltre fornire un supporto all’attuazione delle politiche dell’UE.

La Commissione auspica che un accordo sul bilancio complessivo a lungo termine dell’UE e sulle relative proposte settoriali sia raggiunto in tempi brevi al fine di garantire che i fondi dell’UE comincino subito a dare benefici. Un eventuale ritardo potrebbe provocare un ulteriore calo di investimenti pubblici e privati nell’UE ostacolando gli obiettivi di crescita, occupazione ed innovazione negli Stati membri.

Per maggiori informazioni sul programma InvestEU è possibile consultare il sito UE disponibile qui.

Richiedi un incontro con i nostri specialisti

Con Decreto del 27 settembre 2018, il Ministero dello Sviluppo Economico ha fissato al 27 novembre l’apertura x per il Bando “Fabbrica intelligente, Agrifood e Scienze della vita” , un’agevolazione in favore dei progetti di ricerca e sviluppo promossi nell’ambito delle aree tecnologiche Fabbrica Intelligente, Agrifood e Scienza della vita, coerenti con la Strategia Nazionale di specializzazione intelligente, approvata dalla Commissione Europea nell’aprile del 2016. 

Qual è l’obiettivo del Bando?

L’obiettivo del Bando è sostenere la valorizzazione economica dell’innovazione e lo sviluppo di collaborazione tra imprese, centri e organismi di ricerca in tre diversi ambiti di specializzazione: Fabbrica intelligente, con soluzioni legate al management di sistemi produttivi più recenti, Scienze dalla Vita, per aziende in ambito eHealth e biotecnologico, e Agrifood, per soluzioni legate alle tecnologie alimentari, al packaging e alla riduzione degli scarti.

Come funziona e a chi è rivolto il Bando?

L’agevolazione sarà erogata secondo due diverse procedure valutative, una a sportello e una negoziale. Alla procedura valutativa a sportello saranno ammessi progetti con costi compresi tra 800mila e 5 milioni di euro, mentre a progetti con costi superiori, e fino a un massimo di 40 milioni, sarà riservata la procedura valutativa negoziale.

Complessivamente al bando sono assegnate 562 milioni, ripartite per territorio, settore applicativo e procedura. Possono presentare richiesta centri di ricerca e imprese di qualsiasi dimensione che esercitano attività industriali, artigiane, agroindustriali e servizi all’industria. Le agevolazioni, concesse nella forma del contributo alla spesa e del finanziamento agevolato, possono essere richiesta a partire dal 27 settembre 2018. 

Contattaci e ti guideremo nella presentazione della domanda:

[contact-form-7 id=”208″ title=”Contatti”]

Entro l’aprile del 2020 sarà operativo il progetto pilota che permetterà di agganciare lo stabilimento di Alfa Acciai al sistema del teleriscaldamento di Brescia, per recuperare il calore prodotto dal ciclo produttivo dell’impianto di San Polo e utilizzarlo per contribuire al riscaldamento delle abitazioni dei bresciani.

Il progetto segue il solco già tracciato dall’esperienza simile di Ori Martin, che nell’autunno 2016 aveva lanciato iRecovery, un sistema per recuperare il calore dei fumi del forno elettrico e produrre energia termica in grado di alimentare, appunto, il sistema del teleriscaldamento cittadino. Entrambi i progetti sono parte di una più ampia strategia di A2A Calore e Servizi per agganciare ben 5 acciaierie al teleriscaldamento, riducendo la dipendenza del sistema dal termovalorizzatore che oggi copre il 65% del fabbisogno e sfruttando, anche sotto il profilo della sostenibilità ambientale, i grandi soggetti industriali cittadini. 

I partner in gioco

Oltre ad A2A e Alfa Acciai, gli altri soggetti coinvolti nello sviluppo del programma di recupero dell’energia dai siti produttivi sono Siat Italia, società leader nella produzione di generatori a recupero termico, DH planet, azienda attiva nello sviluppo di sistemi per il recupero di calore, e il Centro di Ricerca dell’Università di Brescia. Insieme ad A2A e Alfa Acciai, questi partner hanno sottoscritto un accordo per sviluppare un piano e partecipare al bando regionale (2,8 milioni a fondo perduto) dedicato allo sviluppo di tecnologie sostenibili: la Giunta regionale ha da poco approvato lo schema del partenariato che sarà guidato da A2A Calore e Servizi ed avrà il supporto di IBS Consulting.

I dettagli del progetto

Gli obiettivi del progetto rimangono gli stessi di quello già concretizzatosi con Ori Martin: efficientamento dei siti produttivi, utilizzo del calore di scarto del processo produttivo, riduzione delle emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera. Fabrizio Sala, vicepresidente regionale con delega all’innovazione spiega che «gli impatti positivi sul territorio saranno sia in termini di incremento dell’efficienza dei siti produttivi, sia in termini di impatto ambientale, con il recupero energetico e la riduzione delle emissioni in atmosfera di anidride carbonica, monossido di carbonio e ossidi di azoto».

Se, oggi, Ori Martin contribuisce al fabbisogno della rete del teleriscaldamento per circa il 3%, le prime stime indicano che il contributo di Alfa Acciai potrebbe essere anche leggermente superiore, arrivando a scaldare circa 5.000 abitazioni.

Ecco gli approfondimenti di Giornale di Brescia e BresciaOggi sul progetto.

IFRS 16 è il nuovo principio contabile internazionale che sostituirà completamente quanto fino ad ora disciplinato dallo IAS 17 per il leasing.

Pubblicato sul portale IASB (International Accounting Board) il 13 gennaio 2016, entrerà in vigore ufficialmente il 1 gennaio 2019. È già possibile adottarlo, dall’inizio di quest’anno, a condizione che al contempo sia adottato anche il Principio IFRS 15, che si occupa invece dei ricavi dai contratti con i clienti.

Che novità introduce il principio IFRS 16?

La novità più importante del nuovo principio contabile IFRS 16 è che si supera la differenziazione tra leasing finanziario e operativo mentre viene introdotta una nuova distinzione: quella tra contratto di leasing e contratto di servizi. 

Questa dipende dal concetto di “diritto di uso”, cioè il diritto a utilizzare il bene. Si parla infatti di contratto di leasing solo quando il locatario abbia sia il controllo che l’identificazione del bene, cioè l’impossibilità da parte del locatore di sostituire il bene.

Se, invece, il locatore (proprietario originario del bene) rimane titolare del diritto di sostituire il bene – se cioè, non c’è la diretta identificazione del bene oggetto nel contratto – il locatario non risulta pienamente titolare del diritto di uso, e il contratto si configura come contratto di servizio. 

Dunque, il nuovo principio stabilisce che si parli di contratti di leasing solo nel caso in cui vi siano contenutamente il controllo e l’identificazione. Altrimenti si parla di contratto di servizi. 

La distinzione ha, naturalmente, ripercussioni sulla contabilizzazione. Il principio IFRS 16 prevede infatti un contratto di leasing sia contabilizzato, indicando: 

  • il valore dell’asset nell’attivo dello stato patrimoniale;
  • il valore attuale dei canoni nel passivo dello stato patrimoniale;
  • la quota di ammortamento del right of use basata sulla durata del contratto o sulla vita utile del diritto nel conto economico. 

Nel caso in cui il contratto sia inferiore ai 12 mesi o qualora il valore dell’asset sia di poco conto ci si troverà in caso di esonero e non sarà necessario applicare le regole del principio IFRS 16. 

Richiedi un incontro con i nostri specialisti in materia di principi contabili:

[contact-form-7 id=”208″ title=”Contatti”]

Blockchain: siete pronti?

Il 27 settembre anche l’Italia aderirà al parternariato europeo sulla blockchain.

Il ministro Luigi Di Maio ha comunicato la notizia lo scorso 10 settembre riferendo alle commissioni riunite di Attività produttive, Lavoro e Affari Sociali le linee programmatiche del governo.
L’Italia era in ritardo su un progetto lanciato lo scorso aprile a cui avevano aderito 22 paesi Europei: Austria, Belgio, Bulgaria, Repubblica ceca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Norvegia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo,  Regno Unito, Slovacchia, Slovenia, Spagna e Svezia.
Mancava l’Italia, che ora si aggiunge alla partnership volta a promuovere lo scambio di competenze e il lancio di applicazioni attraverso il mercato unico digitale europeo.
A beneficiarne saranno sia il settore pubblico che quello privato.

Call for Experts

Il ministro ha anche annunciato una Call for Experts per redigere una strategia nazionale per favorire sperimentazioni e testare sul campo la tecnologia. Per questo, come riporta Innovation Post, Di Maio ha aggiunto:

“Stiamo lanciando una call for experts per redigere una strategia nazionale sia per la blockchain che per l’intelligenza artificiale. Coinvolgeremo le migliori menti del Paese e il Parlamento sarà chiamato a esprimersi sui temi di matrice etica che l’Intelligenza Artificiale e le macchine pongono”.

Cos’è la Blockchain?

La blockchain – ne avevamo scritto qui – è la tecnologia alla base dei bitcoin, la criptovaluta più famosa e discussa. È una tecnologia che ha grandi potenzialità ogni volta che in gioco c’è la necessità di trasferire informazioni in modo sicuro, attraverso un protocollo di sicurezza diffuso a tutti i nodi della rete. Per quanto si tratti di una tecnologia e di una soluzione molto recente, ha grandi potenzialità anche se, notano gli esperti, rimangono aperte alcune questioni relative alla sua sicurezza. 

Resta comunque una delle soluzioni più promettenti su cui si basano le potenzialità della trasformazione digitale. 

Vuoi investire in innovazione? Richiedi un incontro con i nostri specialisti:

Entro il 31 dicembre 2018 l’Italia dovrà presentare alcuni rendiconti e documenti necessari per ottenere i fondi europei dei piani di programmazione 2014-2020, rispettando diversi target per poter assorbire le risorse stanziate a Bruxelles. Se l’Italia non riuscisse a rispettare queste scadenze, ipotesi tutt’altro che remota, buona parte delle risorse tornerebbe a Bruxelles. 

E il quadro emerso dal rendiconto di metà anno è tutt’altro che confortante: l’Agenzia per la Coesione Territoriale ha infatti reso noto che su un totale di 51 programmi operativi 19 non hanno raggiunto il target. Nel complesso, la spesa che è stata certificata alla Commissione si attesta leggermente al di sotto di 4,5 miliardi per un totale corrispondente di 2,8 miliardi di rimborsi dal bilancio comunitario UE: entro la fine dell’anno dovranno essere richiesti a Bruxelles circa 2,5 miliardi di euro, poco meno dellea metà.

La situazione è, naturalmente, molto diversificata. Come nota Il Sole 24 Ore in un approfondimento, infatti, sommando le situazioni di ritardo con quelle in cui il target è stato raggiunto, emerge che l’obiettivo di rimborsi da chiedere è stato addirittura superato di 203 milioni. Ciononostante né il quadro generale, né la situazione specifica di alcuni Programmi sono rassicuranti. È il caso, ad esempio, del Fondo Sociale Europeo (FSE), in particolare per alcune regioni come Sicilia e Calabria. 

La stessa Agenzia per la Coesione sottolinea che il ritardo di certificazione di alcuni Programmi è conseguenza delle complessità sia organizzative che operative delle procedure e delle regole europee. Questo non può tuttavia distogliere l’attenzione da un cronico e particolare deficit italiano di capacità nel portare avanti i progetti, un problema nella gestione dei fondi comunitari non nuovo per istituzioni e imprese italiane. Un atteggiamento che deve cambiare per poter sfruttare a pieno le opportunità dei fondi comunitari.

Vuoi finanziare il tuo progetto con fondi europei?

Contattaci e ti guideremo nella presentazione della domanda:  


Bando Al Via: cos’è?

Dopo che i fondi stanziati in precedenza si erano esauriti il 25 maggio 2018, Regione Lombardia ha rifinanziato il Fondo di Garanzia con altri 10 milioni di euro, che garantiscono ulteriori 42 milioni di euro di finanziamenti messi a disposizione da Finlombarda e da Banche convenzionate.

Il Bando Al Via è un’iniziativa che sostiene nuovi investimenti da parte delle PMI, per rilanciare il sistema produttivo e facilitare l’uscita dalla crisi socio-economica, grazie a un finanziamento a medio lungo termine, e una garanzia a valere su un Fondo di Garanzia dedicato e un contributo a fondo perduto in conto capitale.  

Il Bando si compone di due linee, la Linea Sviluppo Aziendale e la Linea Rilancio Aree Produttive.

Linea di Sviluppo Aziendale

La Linea di Sviluppo Aziendale finanzia piani di sviluppi aziendale, dedicati all’ammodernamento e all’ampliamento produttivo. Questa linea si rivolge alle PMI lombarde già costituite e iscritte al Registro delle imprese da almeno 24 mesi alla data di presentazione della domanda, nei settori manifatturiero, costruzioni, trasporti e servizi alle imprese e di imprese agromeccaniche.

Il regime di aiuto potrà essere concesso all’interno del Regolamento de minimis
all’interno del Regolamento di esenzione. L’intervento finanziario si caratterizza come contributo a fondo perduto in conto capitale. 

Sono ammissibili alla Linea Sviluppo Aziendale i soli progetti realizzati nel territorio della Regione Lombardia, per le seguenti tipologie di spesa:

a) acquisto di macchinari, impianti specifici e attrezzature, arredi nuovi di fabbrica necessari per il conseguimento delle finalità produttive;

b) acquisto di sistemi gestionali integrati (software & hardware);

c) acquisizione di marchi, di brevetti e di licenze di produzione;

d) opere murarie, opere di bonifica, impiantistica e costi assimilati, anche finalizzati all’introduzione di criteri di ingegneria antisismica.

 

Linee Rilancio Aree Produttive

La linea Rilancio Aree Produttive finanzia investimenti per lo sviluppo aziendale basati su programma di ammodernamento e ampliamento produttivi legati ai piani di riqualificazione e riconversione territoriale delle aree produttive. 

La linea di investimento si rivolge alla stessa tipologia di PMI a cui si rivolge la Linea Sviluppo Aziendale, e può essere concesso sia nel rispetto del Regolamento de minimis che nel rispetto del Regolamento di esenzione.

Sono ammissibili alla Linea Aree Produttive le seguenti tipologie di spesa, sostenute successivamente alla data di presentazione della Domanda, funzionali alla realizzazione del progetto stesso:

a) acquisto di macchinari, impianti specifici e attrezzature, arredi nuovi di fabbrica necessari per il conseguimento delle finalità produttive;

b) acquisto di sistemi gestionali integrati (software & hardware);

c) acquisizione di marchi, di brevetti e di licenze di produzione;

d) opere murarie, opere di bonifica, impiantistica e costi assimilati, anche finalizzati all’introduzione di criteri di ingegneria antisismica;

e) acquisto di proprietà/diritto di superficie in relazione ad immobili destinati all’esercizio dell’impresa.

Vuoi presentare un progetto? Contattaci e sapremo guidarti al meglio: